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I mille volti di Charlotte Gainsbourg

La figlia del grande Serge Gainsbourg e di Jane Birkin torna alla musica con un nuovo album

Charlotte Gainsbourg
AP

Ci sono tanti figli d’arte che imperversano nel jet set internazionale, con qualche talento personale che spesso però non ne giustifica il successo. Charlotte Gainsbourg è certamente una figlia d’arte, con un padre – Serge Gainsbourg – e una madre – Jane Birkin – che definire ingombranti è dir poco, ma è riuscita a dimostrare nel corso della sua carriera di avere la personalità e il talento per trovare una sua strada. Ancora poco nota in Italia, lo scorso 14 luglio si è esibita per la prima volta nel nostro paese aprendo il Traffic Free Festival di Torino con il lancio del suo nuovo lavoro musicale, “IRM”.

La carriera artistica di Charlotte inizia da giovanissima, e sotto l’onnipresente ombra del padre. La canzone e il video relativo la lanciarono nell’universo di Serge, fatto di provocazioni, scandali e scelte controverse: “Lemon Incest” infatti giocava sulla tensione erotica mai esplicitata, ma latente in tutto il video, tra Serge e una Charlotte quindicenne, una scelta che la madre liquidò come meramente provocatoria, lontanissima dalla realtà del rapporto tra i due. La stessa tensione torna nel film scritto e diretto da Serge, “Charlotte Forever”.

In un’intervista Charlotte Gainsbourg ha dichiarato di essere assolutamente consapevole di non poter competere né con il genio musicale e artistico del padre né con la bellezza e il carisma della madre: stretta tra queste due icone dell’anticonformismo francese, Charlotte ha respirato però in famiglia il profumo del talento sbrigliato e sregolato, e il coraggio di compiere scelte anche controverse sul piano artistico. Come nel caso della sua partecipazione al film di Lars Von Trier, “Antichrist”, un horror psicoanalitico tutto imperniato sulle performance di Willem Defoe e della Gainsbourg, che per questo ruolo è stata premiata nel 2009 a Cannes come miglio attrice. Dopo svariati film girati in Francia e all’estero, con “Nuovomondo” di Emanuele Crialese (2005) e “L’arte del Sogno” di Michel Gondry (2006) Charlotte Gainsbourg si afferma come attrice di livello internazionale.

Il lancio del suo ultimo lavoro musicale, invece, conferma una tendenza mostrata sin dagli esordi della sua intermittente carriera nel mondo della musica: la necessità di affiancarsi ad altri artisti, che la guidino e ne tirino fuori aspetti particolari della sua personalità. Era già accaduto, oltre che con l’esordio guidato dal padre, anche con l’album 5:55 del 2006, realizzato in collaborazione con gli Air, con Jarvis Cocker (ex cantante dei Pulp), Nigel Godrich (produttore, tra gli altri, dei Radiohead) e Neil Hannon della band The Divine Comedy. “IRM” vede l’intensa collaborazione con Beck, che scrive assieme a lei i testi delle canzoni, suona e arrangia i pezzi e produce anche l’album che Charlotte ha voluto fortemente per superare il trauma di un intervento delicatissimo a cui si sottopose due anni fa per un’emorragia cerebrale. Il titolo, infatti, è l’acronimo di “risonanza magnetica”, e il brano che dà il titolo all’album è un tunnel dark con un’anima di tenebra che si stempera nell’eclettismo del resto dell’album, nella migliore tradizione dell’artista californiano. Insomma, un’ulteriore conferma del talento bizzarro e indiscutibile di questa figlia d’arte, che conduce a Parigi una vita assolutamente “borghese”, con marito e figli e impegni lavorativi, ma è capace, nel suo lavoro, di lasciarsi plasmare da geni controversi come Von Trier, Beck o lo stesso Serge Gainsbourg, cambiando pelle pur restando sempre se stessa.

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