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Parigi vista da Hollywood

“Paris vu par Hollywood” mostra parigina, racconta in più di 100 film come la città francese è stata vista dal cinema americano

Midnight in Paris
© 2011 Concorde Filmverleih GmbH

Woody Allen per ultimo l’ha ritratta in “Midnight in Paris”, descrivendola come romantica, immutata e magica, ma Parigi è la protagonista e lo scenario, ma non lasciato semplicemente sullo sfondo, di molti film hollywoodiani. Lo sguardo dell’America sulla città attraverso il cinema, è l’oggetto della mostra parigina “Paris vu par Hollywood”, attiva dal 18 settembre al 15 dicembre 2012 presso l‘Hotel de Ville, che tenta di raccogliere ed evocare le immagini della città attraverso la storia del cinema. Sono circa 800 i film che ritraggono, citano oppure indagano Parigi, che con i suoi spazi e la sua architettura provoca uno shock culturale e un vero desiderio da parte di Hollywood di continuare a ritrarla, forse per capirla, forse per possederla. Molti gli stereotipi, a partire da quelli contenuti nel film che per antonomasia mostra l’american way of life a contatto con la città francese: “Un Americano a Parigi”, del 1951, con Place de la Concorde, l’Opéra, il ponte Alexandre III, Place Vendôme davanti al Ritz.

La mostra sceglie di raccogliere i più significativi film che mostrano questi cliché, poiché essi rappresentano il punto di incontro tra realtà (parigina), e desiderio (americano) e li raccoglie in locandine, foto di scena, proiezioni. Il percorso espositivo è idealmente diviso in quattro aree tematiche che ricalcano la suddivisione in generi e le epoche storiche: dal cinema muto, passando per la commedia sentimentale, alla Parigi spettacolare del Cancan, finendo con i cineasti che hanno giocato con l’immagine della città. Cento sono i film raccolti all’interno della mostra e scelti dal curatore Antoine de Baecque, con una top four dei più rappresentativi: “Midnight in Paris” di Woody Allen, “Funny Face” di Stanley Donen, “Un Americano a Parigi” di Vincent Minnelli, “Serenata a tre” di Ernst Lubitsch. Tutto per cercare di catturare l’apparenza cangiante della città, perché come dichiarò lo stesso Lubitsch: “ C’è la Parigi Paramount, quella MGM, e poi la vera Parigi”. 

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