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Fashion recap: il weekend a Milano

Fine settimana intenso a Milano Moda Donna, dove si sono succedute le eccellenze del made in Italy

Dolce&Gabbana
LaPresse

A ritmo serratissimo la fashion week milanese ha sfoderato nel fine settimana alcuni assi nella manica del Made in Italy. A cominciare da un Emporio Armani in rosa, che con il suo ‘Vento d’estate’ ha voluto porre l’accento sulla moda fluida, svolazzante e femminile della bella stagione, non senza un commento rivolto a chi ha sfilato prima di lui. Re Giorgio si esprime contro i ‘dejà-copié’, neologismo inventato e sarcastico per criticare l’eccesso di copiature nella moda, e contro ‘l’estetica dello sbaglio’, sdoganata in queste sfilate ma che non collima per niente con il DNA stilistico Armani.

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Leggiadria e fluidità anche in casa Etro, dove l’ispirazione è la Primavera di Botticelli. Ninfe dei boschi ricoperte di fiori, balze, nastri, tulle, con abiti che echeggiano la tradizione gitana nelle forme. Mentre Blumarine decide di abbandonare quel mood fanciullesco che ha caratterizzato la maison di Anna Molinari per anni, portando in scena abiti molto diversi l’uno dall’altro e una riscoperta del nero. Futurista e tecnico il look Sportmax, con forti evocazioni anni ’60.

Un evidente cambio di rotta ha caratterizzato la nuova collezione Versace, alla quale Donatella ha dato connotati più impegnati, ‘femministi’, creando look per donne forti, di carattere, ma aderenti alla realtà. Via le forme a sirena rimpiazzate da tagli netti, via i lunghi strascichi per lasciar spazio assoluto alle minigonne, via la minuzia dei dettagli che apre agli orli sfrangiati (naturalmente frutto di alta sartoria), via la palette shocking sostituita da verde militare su stampe animalier.

E’ una donna forte e sicura anche quella di Bottega Veneta, che sceglie il mondo nautico come fonte di ispirazione per tecnicismi che abbracciano la corda e le termosaldature; una collezione di un lusso nascosto, non ostentato ma vivo più che mai anche quando ci si trova in mezzo alla natura. La pensa in altro modo rispetto ai colleghi Antonio Marras, che invece porta in scena una collezione ricca, iper-decorata, piena di drappeggi, sovrapposizioni, ricami, stampe con riferimenti fiabeschi.

Come Versace, anche Roberto Cavalli sceglie il cambio di rotta, personificato da Peter Dundas in veste di direttore creativo. La maison sceglie di abbandonare i capi da sera per favorire quelli diurni, più facili, quasi sportivi, come le maxi t-shirt che diventano abito, i bomberini, le stampe che evocano il mondo digitale. Surfano alle Hawaii le donne DSquared2 e vestono tute da sub trasformate in abiti, con dettagli tra il festih e il tribale. Sono stampe evocative di opere pittoriche invece gli abiti di Marni, che fa indossare alla sua donna l’arte trasformata in vestito, ma che sorprendentemente si porta spesso su tessuti tecnici per il diving. Hanno chiuso il weekend la ragazza all’antica di Laura Biagiotti, la donna in nero di Ferragamo, quella urban-chic di Trussardi e la collezione innovativa Missoni, che accanto ai propri stilemi classici affianca visioni decisamente moderne.

Ma è un fuori calendario ad attirare su di sé l’attenzione, come ad ogni edizione: Dolce&Gabbana porta in scena l’italianità più emblematica, forse anche la più turistica, e lo fa a suon di selfie che le modelle si scattano in passerella, indossando evocazioni di ceramiche, souvenir dell’Italia, monumenti emblematici e icone popolari.