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Il quartiere Flaminio di Roma risorge con una donna 

Paola Viganò con il suo Studio 015 ripenserà la Città della Scienza nella Capitale

Progetto Flaminio - scheda progetto
Studio 015
Pensare l’impossibile e costruire con la mente – almeno in una prima fase – la geometria di muri, stanze, servizi che ospiteranno presto tutta un’umanità in fibrillazione. Questo fa di mestiere Paola Viganò, architetto dal profilo d’eccellenza, che di recente, insieme alla società D’Apollonia Spa, ha vinto il bando internazionale per la progettazione della Città della Scienza nel quartiere Flaminio di Roma.

Un progetto importante, portato avanti con lo studio creato nel 1990 con il socio di sempre Bernardo Secchi – scomparso nel 2014 –  che trasformerà i cinque ettari degli spazi dell’ex caserma Guido Reni in un polo museale futuristico, insieme a residenze, un hotel, negozi e spazi dedicati alla cultura e continuum fisico con il museo Maxxi. Un segnale importante per il settore e per l’eccellenza femminile, che come in altri campi, rappresenta una fetta consistente e importante del mercato internazionale. D’altronde, il curriculum della Viganò è costituito da un forte profilo esterofilo e da radici accademiche prettamente italiane.

Nata a Sondrio nel 1961, studia presso l’Università di Firenze. Nel 1994 consegue il Dottorato in Composizione Architettonica e Urbana presso lo IUAV con una tesi poi pubblicata con il titolo La città Elementare. Dal 1998 al 2001 è Professore Associato al Politecnico di Bari e dal 2001, anche allo IAUV di Venezia. Negli anni di lavoro con Studio 015, si dedica soprattutto all’urbanistica francese e belga. Tra i suoi progetti più importanti, la costruzione di una nuova parte di città lungo il fiume ad Anversa, o la realizzazione di un albergo per giovani, 76 posti letto e spazi pubblici, sempre in Belgio. Numeri di certo importanti, ma colpisce anche il dato sui premi. Ad oggi la Viganò è l’unica italiana ad aver vinto il prestigioso Grand Prix de L’urbanisme nel 2013. Chapeau Madame.