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Star Wars: il risveglio delle donne

Rispetto ai sei episodi precedenti della Saga aumenta il numero delle protagoniste. E già si parla di rivoluzione “rosa”

Lupita Nyong’o
La Presse
Il primo episodio della nuova trilogia – dal titolo Star Wars: Il risveglio della forza – sta macinando milioni di dollari al box office, trainato da una forza – tanto per rimanere in tema Guerre stellari – tutta al femminile. Le donne, nella nuova pellicola di J.J. Abrams, sono più del solito. E fanno la differenza, perché nella storia della saga nata nel 1977, il primo episodio contava la presenza di un’unica donna in un ruolo maggiore: Carrie Fischer nei panni della principessa Leia (Leila nella versione italiana). Un numero che comparato oggi alla matematica del nuovo episodio, è decisamente aumentato. Sono tre i personaggi principali femminili, come ha spiegato lo stesso regista J.J. Abrams al quotidiano The Guardian.

Secondo Abrams, la scelta di inserire nella storia molti più personaggi in rosa, è stata fin dal principio avvertita come una vera e propria esigenza: “Fin da quando abbiamo cominciato a discutere con Lawrence Kasdan (sceneggiatore del film ndr) – racconta alla conferenza stampa organizzata dopo l’anteprima europea del film – abbiamo subito pensato a una donna da mettere al centro della storia. Era una prospettiva troppo eccitante.

E poi le donne non dovevano essere solo protagoniste – continua – oltre a fare di Leia un pezzo importante del puzzle, volevamo avere altre donne nella storia, non necessariamente umane, ma che fossero comunque personaggi caratterizzati in maniera femminile”. E la decisione è stata poi portata fino in fondo: “Abbiamo Lupita Nyong’o che interpreta Maz Kanata, che è la voce della saggezza della Forza, ma volevamo avere anche assalitori e piloti donna. E l’abbiamo fatto. Non volevamo che questo lavoro fosse poco inclusivo”. E altri particolari al femminile emergono poi dalla chiacchierata.

Per esempio, l’esuberanza dell’attrice Carrie Fischer (la principessa Leia): “Lavorare con George Lucas è stato fantastico, ma non parlava mai. Diceva solo cose come ‘più veloce’ o ‘più intenso’. Non avevamo molta energia nel primo film. Abrams invece parla molto e ha tanta energia. E ha adorato fare questo film, anche se non con me”. D’altronde nell’universo Star Wars, le donne, anche se poche, da sempre hanno lasciato il segno. Da Leia Organa (Carrie Fischer) presente nella prima trilogia della saga, a Padme Amidala, (Natalie Portman) eroina della seconda trilogia, cosidetta del prequel e madre di Luke Skywalker e della stessa Leila, alle figure “forti” del nuovo episodio, come Rey (Daisy Ridley) orfana dall’età di 5 anni e sensibile al potere della Forza, alla stessa Lupita, trasfigurata nell’aspetto per interpretare una piratessa dei cieli rugosa e longeva.

Che la nuova parità di genere all’interno della saga sia un segno dei tempi e dell’avanzamento pubblico che molte donne, attrici e produttrici, hanno compiuto negli ultimi anni anche a Hollywood? Lo speriamo, anche se c’è ancora molta strada da fare. 

 
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