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Massive Attack un enigma granitico

Un’incognita o un gigante? Dei Massive Attack oggi è difficile immaginare il futuro. Una buona scusa per ascoltarli al Sònar di Barcellona. Tra tapas, pita house e il pianoforte di Sakamoto.

Massive Attack

Ciò
che non mi ammazza mi rende più forte, disse il saggio. Fosse vero sempre, i
Massive Attack sarebbero un gigante di granito. Invece, sono un’incognita.
Uscirà il loro disco previsto per il 2005? A sentir loro non ci sono dubbi ma
sospendere il giudizio per chi li conosce è d’obbligo.

Di
lividi, questo gruppo storico della musica d’oggi se ne è ritrovati
tanti. La
maggior parte, poi, se li è autoinflitti. Senza andare a cercare botte
vere,
scazzottate alla Liam Gallagher o alla Jack White, sei anni fa i tre
Massive
Attack chiusi nella stessa stanza facevano volare le sedie. L’ultimo
album
della band, “Mezzanine”, uscì con quel genere di compromesso che
conserva i
problemi. Ci furono liti, bisticci, i muro contro muro e le zanne
scoperte,
finché ognuno non si è rinchiuso nella sua stanzetta a fare la propria
musica. “We all hate each other’s personalities in certain ways because
we’ve
lived with each other for fucking years”, si giustificava Robert “3D”
Del Naja.
Ma il dibattito
costruttivo era diventato lotta per il potere, e ci volle una pace armata per
risolvere tutto.

Le
tracce spartite, qualche concessione per dare un po’ di omogeneità, e alla fine
gli unici felici furono pubblico e critica. Dei tre artefici invece, uno
soltanto amava in pieno quell’opera ombrosa e densa. Insomma, un vincitore
c’era, nome in codice: 3D. Chi non si piega perisce, e Mushroom quello stesso
anno molla. E’ il 1999, Del Naja è il maschio dominante, e da allora i due
Massive sono dati per spacciati. A dare benzina al partito dei pessimisti, ai
vogliosi di interrare una leggenda della musica d’oggi, c’è “100th Window” del
2003. La firma è Massive Attack, ma in realtà sarebbe il primo album solista di
3D. Grant “Daddy G” Marshall si è preso la paternità, lasciando tutto in mano
al nostro. Nostro perché di origine partenopea, perché tifoso del Napoli, e
perché sin dall’inizio pur con Bristol nelle ossa ha dato un po’ d’Europa ai
due colleghi coloured. E ora è lui che siede nel seggio più alto.

Robert
diventa il leader e l’immagine del gruppo? Bene, pochi mesi dopo l’uscita
dell’album viene arrestato per pedofilia. A fare compagnia a Robert in quel
periodo due come Pete Townshend e R Kelly. Per loro il processo continua,
mentre per 3D finisce subito. In un mese è prosciolto, per insufficienza di
prove. Libero ma segnato, con i Massive in odore di de profundis. Per
immaginare ora che ne è stato di loro bisognerà vedere che faranno in tour.
Sorvegliarli in concerto, la soluzione. Chi si presenterà, cosa combineranno,
come si guarderanno. Il suggerimento è di non far troppo caso alle loro facce
annoiate: la gente sotto si sderena, ma dopo tante date diventa tutto “fucking
so bored”. Parola di Robert.

In
Italia batteranno qualche festival rock, ma bisognerebbe beccare quando stufi
del tran tran fanno del concerto un laboratorio di sperimentazioni. Allora, una
buona idea potrebbe essere arrivare sino al Sonar. Un festival di musica
elettronica (quest’anno fra il 17 e il 19 giugno), ma non nella fredda
Inghilterra o nella gelida Germania. In Spagna, a Barcellona, nella sua baia
delle tempeste, a un passo dall’Europa ma ultima posada prima della Catalogna
più intestina. Fosse stato in Germania, si poteva pensare al Sonar dei dj set
come a una specie di discoteca con bravi passadischi. In verità, circondati da
tapas e Pita house, al caldo inevitabile e benedetto della Spagna alle porte
dell’estate, l’elettronica hi-tech diventerà umana. Si starà come nei migliori
eventi rock: drogati di adrenalina e sudore, ma annegati dalle stroboscopiche.

Si potrà allora anche dare un’altra definizione a
uno come Sakamoto. Ryuichi Sakamoto, quello in sottofondo all’aperitivo il
venerdì sera, là starà corteggiando qualche migliaio di persone, faccia a
faccia, con il suo pianoforte e l’elettronica. Un cyborg di tradizione e
tecnologia, come Barcellona in quei giorni. E chi pensa che la notte, la moda,
la musica là siano un ripiego, come una Londra dei poveri, non sa cos’è
piantare un ripetitore di pura modernità nel cuore bollente della latinità.
Forse sarà in un posto come il Sonar che i Massive Attack, pronti per la festa,
misti alla truppa, si concederanno del tutto a gente giunta per adorare, ma che
chiederà l’anima e ne succhierà ogni stilla. Invece, per chi ha pazienza,
sembra davvero una promessa l’album programmato per il 2005. Ma ci sarà
davvero?