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Sanremo 2020, un tuffo nel passato con le cover dei big

Nel salone del parrucchiere partono le note di “Si può dare di più” e tra le clienti scatta automatico il quiz: “In quale anno vinse Sanremo?”. Tra stagnole, phon e piastre bollenti inizia a serpeggiare l’effetto nostalgia: “Nel 1987, ed io avevo solo 15 anni”.  Un’altra ragazza si chiede: “Chi vinse invece nel 1999, quando sono nata io?”. Le clienti mettono mano ai cellulari, surrogati delle nostre memorie, e la gara diventa a chi ha la connessione più veloce. E c’è persino chi lancia su YouTube la melodia che riporta indietro nel tempo. In poche note.

È proprio questo il segreto del successo di un Festival lungo 70 anni, quello di Sanremo, che lega indissolubilmente esperienze personali a quelle canzonette, ma anche a capolavori musicali, che segnano le stagioni di una vita. Motivo per cui, da alcuni anni immancabile, una serata del Festival è tutta dedicata alle cover, i successi che hanno fatto la storia di Sanremo. Anche quest’anno l’istrionico Amadeus si è tenuto fedele al rito, forte di un’esperienza nelle radio che segnò l’inizio della sua carriera. E così in questo Sanremo 2020, i 24 campioni in gara hanno deciso, ciascuno per motivazioni molto diverse, di scegliere il brano da riproporre per dare la spinta finale alla classifica, proprio grazie all’effetto nostalgia.

I campioni di oggi e di ieri

Anastasio, in coppia con un altro pezzo di storia, la Pfm, ha scelto “Spalle al muro” cantata da Renato Zero nel 1991, con un testo di grande impatto scritto da Mariella Nava.  Finì al secondo posto, dietro a “Se stiamo insieme” di Riccardo Cocciante.  Per chi ama il revival non solo musicale, ma anche nel supporto, esiste ancora la possibilità di acquistare un buon vinile di vent’anni fa.

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Lo scatenato Piero Pelù non poteva non far battere un “Cuore matto”, successo dell’indimenticato Little Tony del 1967.  Negli anni ’20 del nuovo millennio, anche il cd è diventato un amarcord, oggetto di culto dei nuovi collezionisti

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Figlia degli Anni novanta, la sinuosa Elodie dalla voce possente, porta sul palco “Adesso tu”, con cui Eros Ramazzotti, nel 1986, conquistò il podio ma soprattutto il cuore delle teenager, strappandole a miti internazionali come gli Spandau Ballet, ospiti all’Ariston. Il vinile dell’album “Nuovi eroi” invase le stanze delle ragazzine. Oggi è disponibile solo su siti specializzati.

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La vulcanica Elettra Lamborghini si porta sul palco una sua pari, Myss Keta per vestire, insieme, i panni di Claudia Mori, che nel 1982 portò sul palco “Non succederà più”. Il brano fu presentato fuori gara nel corso della serata finale, ma ebbe una popolarità e una longevità superiore a molti dei pezzi in concorso. In questa versione cd, il brano è proposto insieme ai più grandi successi di lady Celentano.

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Sul filo struggente della nostalgia è invece la ballad scelta da Giordana Angi, che da cantautrice verace sceglie un testo raffinato e intenso : “La nevicata del ’56″. Cantata da Mia Martini nel 1990, sul palco del Palafiori, dato che quell’edizione del Festival non si svolse al teatro Ariston. Non vinse, ma si aggiudicò il premio della critica, che oggi porta il suo nome. Tutti da ascoltare i grandi successi di Mia Martina, in questa raccolta di 4 cd, per non perdersi nessuna emozione.

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L’omaggio di Diodato è ai “24mila baci” di Adriano Celentano. Il rock’n’roll irrompe sul palco oggi come nell’edizione 1961, quando il brano fu portato in gara insieme a Little Tony. Una canzone che, manco a dirlo, fu di rottura rispetto alla tradizione sanremese, sia per la ritmica che per la famosa inversione di prospettiva che vide il cantante, per la prima volta, cantare e ballare dando le spalle al pubblico. La canzone arrivò al seconda, subito dopo “Al di là” di Luciano Tajoli e Betty Curtis. Le vendite raccontarono però una storia molto diversa. Riuscire ad ascoltarla in vinile, in questo caso, è un must.

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Raphael Gualazzi resta nel suo stile e porta uno standard jazz e pop internazionale: “E se domani” cantato nel Festival del 1964 da Fausto Cigliano e Gene Pitney. Non ebbe successo, ma Mina lo riportò a nuovo splendore qualche anno più tardi. Il 45 giri originale è praticamente introvabile, ma per chi volesse ascoltare la versione cantata da Cigliano, si può trovare nella raccolta in cd “Fausto Cigliano voce e chitarra. Le 100 canzoni più belle italiane”.

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L’anima pop di Francesco Gabbani non poteva non rispolverare “L’italiano” di Toto Cutugno. Presentato a Sanremo nel 1983, arrivò quinto, consolandosi con la vittoria del concorso Totip “Cantanti e vincenti”. Rimane, tuttora, uno dei brani italiani più conosciuti all’estero. Di recente l’album che lo contiene è stato riproposto sia su cd, che su vinile da 180 grammi, con ristampa originale della prima pubblicazione e tutte le grafiche del 1983 ricreate curando ogni minimo dettaglio.

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Alberto Urso sceglie, invece, “La voce del silenzio” di Tony Del Monaco e Dionne Warwick, brano del 1968, con attacco melodico adatto al timbro del vincitore di Amici. Il brano, all’epoca, non ebbe molto successo, classificandosi al 14º posto, cioè ultimo tra i finalisti. Ma rimase nella storia del Festival, per il suo lirismo e per una toccante reinterpretazione di Mina, che oggi è possibile ascoltare in digitale.

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Le “Vacanze romane” dei Matia Bazar saranno invece il brano della memoria di Marco Masini.  Presentato nel Sanremo 1983, vinse il premio della critica ma fu quarto in classifica generale, nell’anno in cui fece scalpore la “Vita spericolata” di Vasco Rossi, ma vinse la tradizionale “Sarà quel che sarà” di Tiziana Rivale. Racchiuso nell’album “Tango”, disponibile in cd, ci riporta al bel canto di Antonella Ruggiero.

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La sensibilità artistica di Enrico Nigiotti si affida ad un altro grande interprete, Simone Cristicchi, che con il suo “Ti regalerò una rosa” incantò e conquistò meritatamente il primo premio nel 2007. Con Cristicchi non si sbaglia mai, la pulizia del digitale fa gustare ogni singola parola.

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Michele Zarrillo ci porta indietro nel 1968 con “Deborah” di Fausto Leali e Wilson Pickett, riportando proprio l’interprete originale sul palco. Una bella riproposizione in mp3 della registrazione dell’epoca, fa rivivere i favolosi Sessanta.

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Rita Pavone in coppia con Amedeo Minghi ripropone la sua “1950”. Fu portata a Sanremo proprio dal cantautore nel 1983, ma non riscosse il consenso previsto, tanto da non arrivare nemmeno alla serata finale. Fu invece molto amata dal pubblico ed è ancora oggi tra i brani più conosciuti del cantautore. Per riascoltare il canto e le atmosfere di quell’amore del dopoguerra, il vinile è il supporto perfetto.

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Tosca si affida a un grande classico: “Piazza grande” di Lucio Dalla, portata a Sanremo nel  1972. Per cantare con il grande cantautore, in questa edizione oltre al cd, c’è un dvd in versione karaoke.

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L’istrionico Achille Lauro, autore del colpo di scena più chiacchierato della 70^ edizione di Sanremo,  prova a stupire ancora con “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini. Nel 1992 arrivò seconda, ma la canzone rimase nella storia della musica italiana di tutti i tempi. Inserita nell’album “Lacrime”, da ascoltare su cd, quasi introvabile.

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Bugo e Morgan duettano sulle note nostalgiche di “Canzone per te”, di un altro duo, Sergio Endrigo e Roberto Carlos che la proposero nel 1968.  Difficile reperire il 45 giri, ma anche l’Mp3 va bene per un tuffo nei ricordi.

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Irene Grandi fa un salto indietro al 1967 con “La musica è finita” di Ornella Vanoni e Mario Guarnera. La canzone arrivò quarta. Il 45 giri d’epoca è da collezione, per gli amanti degli anni Sessanta e della Vanoni.

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Le Vibrazioni portano in scena “Un’emozione da poco” di Anna Oxa. Brano del 1978, intenso e raffinato,  scritto da Ivano Fossati, si classificò al secondo posto in quel Festival che fu vinto dai Matia Bazar con “… e dirsi ciao”. Canzone bellissima, da ascoltare ovunque, acquistandolo in digitale.

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La carismatica Levante affida il suo omaggio a “Si può dare di più” del mitico trio Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi, che nel 1987 trascinò il pubblico dell’Ariston, conquistando il primo posto. Un raro vinile è sicuramente ottimo da aggiungere alla collezione, per i nostalgici degli anni d’oro della musica pop italiana.

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Il contestato Junior Cally non poteva non scegliere un brano del ribelle Vasco Rossi, che si presentò nel 1982  con un “Vado al massimo” che spettinò il pubblico della Rai.  Infatti non vinse, ma il brano è rimasto storico nel repertorio del rocker. Imperdibile, su qualsiasi supporto si voglia.

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Paolo Jannacci fa un doveroso omaggio al padre. “Se me lo dicevi prima” portata a Sanremo da Enzo Jannacci nel 1989, quando sfiorò il premio della critica. Dopo il grande ritorno dei vinili e la ricomparsa dei cd, sembrano trovare uno spazio anche le vecchie audiocassette che, pur con tutti i limiti del suono e la fragilità del supporto, conservano un fascino che riporta indietro a chi fu adolescente negli anni Ottanta e Novanta. Per questo l’audiocassetta di Enzo Jannacci “Se me lo dicevi prima e altri successi” è una chicca da avere nel proprio spazio musicale.

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Rancore punta su “Luce (Tramonti a nord-est)”  che consacrò Elisa nel 2001 in versione italiana. La cantante, fino a quell’anno, si era cimentata solo in brani in inglese, ma puntò proprio su Sanremo per aprirsi alle canzoni in italiano, con grande successo. Per la voce di Elisa, la pulizia del suono digitale è di sicuro effetto.

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Scelta insolita quella di Riki, che porta come cover “L’edera” di Nilla Pizzi e Tonina Torrielli. Un brano distante musicalmente ma soprattutto anagraficamente dal giovane interprete, risalente al 1958. Il disco in vinile, qui, è davvero d’obbligo. per chi non lo ha ed è amante del bel canto di metà dello scorso secolo, non può non averne una copia.

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I Pinguini sparigliano con un mix di brio

Capitolo a parte meritano i Pinguini Tattici Nucleari che nell’imbarazzo della scelta, decidono di non scegliere. O meglio fanno un all in e presentano un medley variegato che comprende “Papaveri e papere“ (1952), “Nessuno mi può giudicare” (1966), “Gianna” (1978), “Sarà perché ti amo” (1981), “Una musica può fare” (1998), “Salirò” (2002), “Sono solo parole” (2011) e “Rolls Royce” (2019). Un azzardo? Forse, sicuramente l’effetto curiosità è assicurato.