Pubblicato il

Il turismo «sostenibile» cerca il pieno

Sviluppo del territorio. Il caso del Parco delle Alpi Marittime.

“Amarli da morire”.
Era questo il titolo di uno studio realizzato a metà anni ’90 da Europarc
(organizzazione paneuropea che raggruppa tutte le tipologie di aree protette)
che affrontava una contraddizione: si tutela un ambiente per metterlo a
disposizione dei visitatori che però sono, o almeno possono essere, la
principale causa di degrado.

«Occorreva creare uno strumento che identificasse un metodo – racconta Patrizia
Rossi, biologa cuneese, direttore da 24 anni del Parco Naturale Alpi Marittime
– Nel ’95 la Federazione francese dei Parchi aveva elaborato un progetto che
andava però sperimentato: così il nostro è diventato uno dei dieci
parchi-pilota europei».

Situato all’estremità meridionale dell’arco alpino sud-occidentale, la storia
di questo parco inizia 150 anni fa quando divenne Riserva Reale di Caccia dei
Savoia.

La fine della seconda guerra mondiale ridisegnò i confini tra Italia e Francia
mentre la fine della monarchia costrinse gli amministratori locali ad occuparsi
dell’area fin lì protetta. Il Parco venne istituito nel 1980 e sette anni dopo
si gemellò con il Parco Nazionale francese del Mercantour «poiché le Alpi non
sono una barriera ma una cerniera – continua Patrizia Rossi – un luogo di
scambi, un territorio omogeneo che ospita comunità vegetali, animali e umane
contraddistinte dalla capacità, affinata nei millenni, di vivere adattandosi
alle difficili condizioni delle alte quote».

A unire gli abitanti dei due versanti l’occitano, lingua viva e tutt’ora parlata,
protetta nei secoli dall’isolamento delle vallate. Isolamento che ha
indubbiamente protetto anche queste montagne rimaste selvagge, senza impianti
sciistici né di risalita, dove si trovano prati immensi di stelle alpine,
genziane, orchidee (40 varietà), rododendri oltre a tutte le piante curative
come l’achillea, l’arnica montana, l’assenzio.


Turismo sostenibile

Torniamo all’analisi di Europarc. «Sottolineando le contraddizioni tra turismo
di massa e conservazione, il rapporto suggeriva di adottare per le aree
protette i principi del turismo sostenibile. Vale a dire ogni forma di
sviluppo, gestione o attività turistica che consenta la protezione e
conservazione a lungo termine delle risorse naturali, culturali e sociali e
contribuisca in modo positivo ed equo allo sviluppo economico e al benessere
degli individui che vivono, lavorano o soggiornano nell’area protetta».

«Si è passati cioè – interviene Nanni Villani, dal 2000 responsabile Promozione
e Territorio, 49 anni, un passato nell’editoria di montagna – dalla sola
conservazione del bene protetto all’idea di valorizzazione e sviluppo».

Nel ’98, dopo tre anni di lavoro, nasce la Carta del Turismo Sostenibile,
adottata in Italia oltre che dal Parco delle Alpi Marittime, dal Parco
Adamello-Brenta e da quello dei Monti Sibillini.

«Non è un marchio di qualità – continua Nanni Villani – abbiamo scelto un certo
tipo di percorso. Nel 2000 abbiamo costituito un’associazione, Ecoturismo in
Marittime, cui hanno aderito, oltre al Parco, i quattro comuni, le due comunità
montane e una quarantina di operatori turistici. Ma certo, facile non è stato.
E forse, la difficoltà principale è stata quella di far percepire alla
popolazione l’eccezionalità del territorio».


Il bilancio

Con 300mila visitatori ogni estate, 30 dipendenti, più una ventina di
stagionali e un bilancio annuale di 3 milioni di euro il Parco vanta cinquemila
camosci (qualcuno lo incontrerete di sicuro), un migliaio di stambecchi,
ottanta laghi naturali, 10 rifugi (di cui due certificati Ecolabel) un magnifico
giardino botanico (un’ora e mezza di cammino tra varietà floreali, alberi,
arbusti, muschi), un ecomuseo dedicato alla segale, un insediamento termale.

Ma la vera eccellenza di questo Parco è racchiusa nella straordinaria
biodiversità botanica: 1.500 specie (circa un terzo di quelle presenti in
Italia) e una trentina di endemismi tra cui la sassifraga florulenta.
«E infatti stiamo partecipando al primo inventario biologico in Europa. Nelle
scorse settimane, i ricercatori hanno contato 300 tipi di muschi differenti».

L’ultima proposta turistica? «Il Grand
Tour. Ventisei luoghi straordinari situati nei 100mila
ettari del Parco delle Alpi Marittime e del Mercantour. Ci stiamo lavorando da
un anno e mezzo, con l’obiettivo di arrivare all’unificazione delle due aree».

Sul dépliant illustrativo del Grand Tour campeggia una scritta: «Non lasciate
nulla, tranne impronte. Non prendete nulla, tranne ricordi».

Articolo tratto da Il Sole 24 ORE del 9-07-2007

Stile.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Stile.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
Categorie ViaggiTag