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I dolorosi giorni di Silvio Soldini

Il regista milanese ritorna alle atmosfere rarefatte e cupe di “Brucio nel Vento” ed “Un’anima divisa in due”. Abbandonando solarità e sorrisi, confeziona un bel film, di sicuro il migliore visto fino ad ora alla Festa di Roma.

Elsa

Nella sezione Premiere, la nuova pellicola di Silvio Soldini riesce a scandagliare l’egemonia della noia onnipresente di questi giorni. Siamo chiari dall’inizio: questo Giorni e Nuvolenon è un capolavoro, ma un buon prodotto intimista e riflessivo. Una situazione prettamente connessa alla realtà come la perdita del lavoro fa da  sfondo ad una discesa dantesca nella disperazione sotto pelle e nel dolore provocato dalla sensazione di inutilità.

Genova. Elsa e Michele, coppia  benestante e affiatata. Lei lascia il lavoro per laurearsi in storia dell’arte, lui non confessa di essere stato licenziato dalla società che aveva creato anni prima. Venuta a galla la verità, le loro esistenze  mutano completamente: Erica si rimbocca le maniche e tenta di sbarcare il lunario con i lavoretti più umili, Michele sprofonda, invece, in depressione, non riuscendo più a trovare la forza di andare avanti. Alla fine, però, il loro amore è una delle cose che restano e che darà loro nuova linfa.

Al bando l’enfasi bieca, avanti con la sottrazione delle situazioni, dei vezzi e della recitazione. Il film mostra i cambiamenti della vita, gli affetti che diventano nulla assoluto di fronte all’impossibilità di un ritorno alla situazione limbo che provoca il lavoro. Il destino, per Soldini, è beffardo: dopo anni di lavoro e qualifiche, il protagonista viene considerato bravissimo nei lavori manuali. Michele sembrava il più agguerrito nella spasmodica ricerca di un lavoro, ma poi il senso di sconfitta e di umiliazione prevarrano presto su di lui.

Tra le scene toccanti, sicuramente la migliore è quella in cui il protagonista decide di consegnare i pacchi con la moto e viene sorpreso dalla figlia. Tutto il dolore e la vergogna si racchiudono in quel movimento di macchina che passa dallo sguardo di Michele a quello della figlia. Nessuna enfasi, solo secchezza.

Ad un maschio debole serve una controparte, ed è la figura femminile, osservata e considerata come forza benefica, l’elemento forte e ricco di speranza, nonostante il tradimento con il capoufficio,  le lacrime e le rinunce.. Con uno sguardo su un problema sociale e forte, “Giorni e Nuvole” , accuratamente, evita la trappola del film verità o didascalico, virando verso un’intimità del dolore, spesso estranea al nostro cinema. Bravissimo e toccante, Antonio Albanese si conferma un attore di notevole spessore, mentre Margherita Buy non è mai parsa così sotto controllo, risultando convincente e sentita.