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Energetica Bjork

L’artista islandese torna in Italia con il tour “Volta” che promette, oltre al solito virtuosismo sonoro e vocale, particolare attenzione per le tematiche politiche e sociali.

Bjork

Dopo 7 anni d’assenza, la star della musica post-rock torna a deliziare i palati musicali dello stivale con tre tappe destinate a registrare il tutto esaurito. La tournèe, partita da Reykjavik il primo aprile dello scorso anno, visiterà le splendide cornici Villa Manin ad Udine (21 luglio), Parco della Musica di Roma (25 luglio) ed Arena di Verona (28 luglio).

Bjork (Reykjavík, 21 novembre 1965) proporrà i brani del suo ultimo album “Volta”, dedicato all’inventore della pila. Punto d’arrivo di una carriera che, grazie all’impegno sperimentale unito al largo consenso di pubblico, fa della cantante il riconosciuto anello di congiunzione tra musica pop e d’avanguardia.

Un percorso cominciato sui tasti del pianoforte alla scuola elementare e proseguito, a 12 anni, con il suo primo album per bambini, l’omonimo “Bjork” (Fàlkinn’77). Influenzata dalle sonorità punk fin dall’adolescenza, si diploma a 15 alla scuola di musica e collabora con i nomi più illustri del panorama scandinavo. Einar Örn Benediktsson, Einar Melax (dei Purrkurr Pillnikk), Guðlaugur Óttarsson, Sigtryggur Baldursson, Birgir Morgensen (dei Peyr), solo alcune delle contaminazioni che nutrono la sua vasta esperienza musicale.

Con la metà degli ’80, la sua voce sviluppa corde più personali e, ad oggi, bastano poche note per riconoscerne strilli ed ululati. Esplosa sulla scena internazionale nell’88, grazie all’album “Life’s Too Good” (One Little Indian), registrato con gli Sugarcubes, comincia ad appassionarsi anche a jazz e musica house, coltivati in progetti collaterali.

Nel ‘92, trasferitasi a Londra, inizia la sua evoluzione da solista, completamente dedicata alla ricerca sonora e vocale che, grazie ad album come “Medùlla”, le conquista fama mondiale. Artista poliedrica ed energetica, è cara anche al cinema che le commissiona colonne sonore e le affida ruoli di spessore. Uno su tutti quello di protagonista in “Dancer in the dark” (Lars von Trier, 2000) che la premia con la palma d’oro a Cannes 53.

Un’epopea al femminile, resa possibile dalla fibra indistruttibile e da un’energia interiore, contrapposte all’aspetto fragile e minuto. Ed è proprio “energia”, la parola d’ordine della sua ultima fatica, musa ispiratrice di tutto il suo lavoro e qui incanalata in direzioni più mature. Non solo negli arrangiamenti musicali, con suggestioni elettroniche, medioevali, africane e, naturalmente, scandinave, ma anche nei temi trattati. Definito da pubblico e critica un album più ‘umanitario’, “Volta” getta uno sguardo trasversale su un mondo ridotto ai minimi termini da un’umanità che ne sfrutta le risorse in modo ottuso. Come nel singolo “Earth Intrudes” che, nei tam tam africani mescolati alla voce celestiale, lascia riecheggiare il lamento della natura vessata. Il brano, che vanta la collaborazione dei Timbaland, è solo un esempio nel ventaglio di contributi del suo ultimo lavoro a cui partecipano musicisti del calibro di Antony Hagarty, Konono n.1 e Danya.

Anche i biglietti del concerto “Volta”, disponibili dal 26 febbraio, collaborano all’impegno eco-solidale della cantante. 1 euro del costo d’ogni pezzo sarà, infatti, devoluto in beneficenza all’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia).