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Memorie di Leslie

Il suo ultimo album, “The Reminder”, scala le classifiche internazionali interpretando l’attuale passione del pubblico per le voci femminili, e conquista 4 nomination ai Grammy Award.

Leslie Feist

La passione mondiale per gli angeli della musica al femminile continua: dal folk yankee di Sheryl Crow agli algidi gorgheggi di Bjork, fino ad arrivare all’indie rock di Leslie Feist che il 23 aprile, s’impone sulla scena musicale con il suo ultimo “The Reminder” (Interscope 07). Il successo è immediato e la cantante canadese (13 febbraio 1976, Amherts, Nova Scotia) si trova catapultata in cima alle classifiche internazionali, grazie a brani come “My Moon My Man“ o ”1234“.

L’album, che ha già venduto 1 milione di copie, è il frutto dell’affiatamento con i musicisti che la sostengono da tempo. Con loro si chiude in una vecchia casa alla periferia di Parigi, dove ha speso 3 anni di vita, lasciando che note e parole emergano da ricordi, esperienze, alchimie del momento. È questo, come fa sapere dal palco della tournèe (che arriverà in Italia il 27-28 maggio ai “Magazzini generali” di Milano e al “Piper” di Roma) la vera rivoluzione della sua ultima fatica. E, più che rivoluzione, controtendenza, è il caso di dire, visto l’approccio casalingo, rispetto a quello iper-tecnologico che guida la produzione corrente.

Tra le note acustiche di “Reminder” emerge, come già palesato nel titolo, il tessuto autobiografico della cantante. Le suggestioni punk-rock degli esordi con la sua prima band, i Placebo, che faceva da spalla ai concerti dei Ramones. Le reminiscenze metallare del periodo in cui prestava la chitarra al gruppo dei Divine Right con cui, grazie al welfare Canadese, esordiva nel mondo della musica indipendente, con l’album “Monarch”(Lay down your jewelled head, 99). E ancora, le collaborazioni canore con Broken Social Scene, Jane Birkin, Peache e King of Convenience, conosciuti a Parigi nel 2000, con i quali partecipa all’uscita di “Riot on an Empty Street” (Source 04).

E così fino a memorie più recenti. Come il successo che l’ha consegnata all’attenzione del mondo intero, “Let it die” (Arts and Crafts 03), che mescola ritmi jazz e bossanova e che, prestando il brano “Mushaboom” a Lacoste-essential, raggiunge anche l’Italia. Un momento cruciale, non solo per la fama, ma per il sodalizio con il produttore e cantautore canadese Gonzales che prosegue oggi in “The Reminde”.  Album intenso, testimone dell’eclettismo musicale dell’autrice, debitore d’artisti come Leonard Cohen, Cocteau Twins, ed ispirato a geni letterari del calibro di Zadie Smith, Jonathan Franzen, Paul Auster, tra i preferiti di Leslie.