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Artista di tutti

Jehane Noujamin, “Ted Prize” 06, realizza la sua creatura multimediale: “Pangea”. Un dialogo che esalta le diversità, combatte la guerra e studia l’evoluzione del linguaggio nell’era di YouTube.

Jehane Noujamin

L’arte come forma di conoscenza procede a strappi. Saltando ciò che è risaputo e già sperimentato, sceglie canali inaspettati che rispondono, oltre che alle ragioni dell’estetica, a quelle dell’utilità sociale. Testimonianza di un agire che, aldilà del successo immediato, si fissa nella storia come momento in cui l’espressione si evolve scegliendo canali universalmente riconosciuti e privilegiati.

È ciò che è successo il 10 maggio al Teatro Franco Parenti di Milano alle 18.30, ma anche in altre 100 città, piazze, luoghi del mondo, e davanti a milioni di computer. Con fusi orari diversi, un numero incalcolabile di spettatori si è dato appuntamento per assistere alla selezione di video del progetto “Pangea”. Una nuova forma d’espressione artistica, ideata dalla regista 33enne Jehane Noujamin dopo che, nel 2006, è stata insignita del “Ted Prize” che premia gli artisti che hanno contribuito a migliorare il pianeta. Il lauto assegno della “Sapling Foundation” le dà la possibilità di realizzare il sogno su cui concentra il suo talento d’artista al servizio del mondo.

Cresciuta tra l’America e l’Egitto, in bilico tra culture ideologicamente e politicamente contrastanti, Jehane sviluppa una particolare coscienza per i concetti di punto di vista e di contesto. È su queste variabili che bisogna agire e confrontarsi per superare, nel rispetto delle differenze, i conflitti che affliggono il mondo.

Così, dopo essersi fatta le ossa all’ MtvNews, sfrutta il proprio successo per realizzare un’innovativa forma d’arte. Una community di narratori che riunisca spettatori da tutto il mondo, dando a questi la possibilità di confrontarsi simultaneamente sui temi all’ordine del giorno. La realtà che trova espressione nel veicolo multimediale sconfigge la censura e si rende accessibile a tutti, eliminando preconcetti e stereotipi, e dando vita ad un dialogo costruttivo ed egualitario.

Il progetto, appena inaugurato, ha visto concorrere 2.500 cortometraggi sui diritti umani.  Di questi, 24 sono stati scelti da una giuria internazionale per partecipare alla prima visione collettiva. Una forma di narrazione globale che, attraverso il linguaggio visivo “sporco” dell’estetica home-made divulgata da YouTube, promette di rivoluzionare il mondo della comunicazione umanitaria e solidale.

Per info: www.pangeaday.org