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Mi rifiuto di chiamarlo bidone

In ufficio, il cestino dei rifiuti si prende la rivincita: non più solo paladino dell’ordine relegato negli angoli, ma anche oggetto di design

Anaconda di Philippe Cordola
©Andrea Poggesi 2009

Là, relegato nell’angoluccio, trattato come l’ultimo degli ultimi, oggetto-simbolo dello stadio finale della meritocrazia, il cestino dei rifiuti si prende la rivincita, diventando complemento d’arredo d’ufficio e per l’ufficio, mettendosi in mostra e diventando addirittura contenitore di buoni propositi.

Infatti allo scorso Fuori Salone di Milano, nella prestigiosa cornice della Fabbrica Del Vapore, c’è stato un evento del tutto particolare: “Dismettiamola!” selezione/esposizione di progetti di giovani designer sul tema del bidone dei rifiuti. Creatività ed ingegno, gusto estetico e funzionalità, con una dovuta attenzione a differenziazione e riciclo, a guardare i progetti di Dismettiamola!, ci si rifiuta di parlare di bidoni: si tratta di vere opere d’arte! Che dire, per esempio, di Fabriano (Riccardo Nannini, Domenico Orefice, Emanuele Pizzolorusso) cestino in carta 100% riciclata, composto di 50 sacchetti monouso impilati l’un l’altro, che una volta pieni si estraggono, si appallottolano e si gettano?

Oppure, sullo spigoloso argomento della raccolta differenziata (e l’obiezione che spesso solleva, cioè la quantità di contenitori necessari), rispondono la sinuosità di Anaconda (Philippe Cordola) la cui forma smussata tutta curve fa davvero la differenza per gusto estetico e accoglienza della spazzatura (fino a 4 sacchetti!), e la razionalità di A interseca B interseca C (Piter Perbellini), contenitori modulari che si intersecano l’un l’altro ed ottenere fino a 5 scomparti diversi.

Che il cestino per la spazzatura non sia un bidone, ma contenitore di design ne è prova anche Bin, progettato per Materia dalla svedese Front, Office Collection. Lo stile scandinavo di Bin lo si nota subito: design minimal in bianco purissimo e, soprattutto, la caratteristica di cambiare forma quando è pieno. Bin infatti, si riempie, si gonfia e sembra scoppiare. Insomma, il rifiuto…dei rifiuti!

Per Pinetti l’ufficio è lusso in ogni dettaglio, persino in fatto di contenitori per cartacce. In occasione della fiera Maison&Objet di Parigi è stata presentata la nuova collezione di ceste in pelle pregiata e cuoio profumato disegnata da Antonio De Marco. Intrecci, intagli ed incastri di grande eleganza, ma semplice e funzionale.

Garbino Can, il cestino disegnato da Karim Rashid per Umbra, è persino glamour, pluripremiato e protagonista presso molte mostre permanenti, perché si tratta di un cestino per rifiuti non solo bello, economico e disponibile in tantissimi colori, ma anche ecologico perché in polipropilene vergine riciclabile e di poco impatto con l’ambiente.

Infine, se tanto c’è da buttare, moltissimo si deve conservare e reinventare a partire dal buon design che diventa occasione di aiuto alle buone cause. Vipp, il primo cestino a pedale disegnato da Holger Nielsen più di 70 anni fa, è infatti stato rivisitato e griffato da circa 40 nomi dell’arte e del design internazionale (tra i tanti, Jason Miller, ancora Karim Rashid e persino Bono degli U2) e battuto in asta di beneficenza a favore del Chernobyl Children’s Project International.

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