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Martina Navratilova sul ring per la pace

Testimonial dell’associazione “Fight For Peace”, Martina Navratilova indossa i guantoni e sale sul ring per la pace

Martina Navratilova
LaPresse

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La leggenda del tennis Martina Navratilova su un ring impegnata in un duro match di kick boxing? Un video diffuso nei giorni scorsi dall’associazione inglese Fight For Peace lascerebbe pensare a una seconda vita sportiva per l’astro della racchetta: Martina, tuta e guantoni, saltella sferrando e parando colpi, affannata e concentrata.

Ma è solo per gioco, e a fin di bene: il nome del progetto Fight For Peace va preso letteralmente, “Combattere per la pace”. Si tratta infatti di una charity con sede nell’East End di Londra, nel quartiere di Nord Woolwich e una filiale a Rio de Janeiro (“Luta Pela Paz”) che da dieci anni è impegnata nella lotta al disagio giovanile attraverso l’insegnamento delle arti marziali. Qualche giorno fa la Navratilova, già impegnata con la Laureus World Sports Academy nella diffusione dello sport come mezzo di cambiamento sociale, ha visitato il centro londinese dell’associazione, ritrovandosi impegnata in un improvvisato incontro di kick boxing con i ragazzi del centro.

La Navratilova, che ha rivelato da qualche giorno di essere impegnata nella lotta al suo “personale undici settembre”, un cancro al seno, ha prestato la sua faccia e la sua storia alle finalità di quest’associazione, cercando di trasmettere ai ragazzi che frequentano la palestra l’amore per lo sport e il rispetto dell’avversario, una pratica di vita che può trasformarsi in una potente leva per scalare gli ostacoli che si possono incontrare nella vita. In una comunità in cui un atteggiamento da “duro” è spesso visto dai giovanissimi come l’unico modo per affermarsi e farsi rispettare e ha come risultato livelli molto alti di bullismo e criminalità giovanili, sport come le arti marziali e la boxe esercitano un’attrazione quasi naturale, che può essere sfruttata per incanalare nella pratica sportiva energie che altrimenti andrebbero disperse nei rivoli della marginalizzazione.

La campionessa americana di origine cecoslovacca non è nuova ad azioni di beneficenza. Impegnata da anni nel sostegno ad associazioni che si battono contro la povertà e l’AIDS, Martina sarà a dicembre protagonista di un’impresa avvincente e rischiosa: la scalata del Kilimanjaro, la più alta vetta nel continente africano. Il progetto, promosso dalla Laureus Sport for Good Foundation, coinvolgerà anche Deshun Deysul, la leggenda sudafricana delle scalate, il ciclista paralimpico tedesco Michael Teuber e un gruppo di una ventina di arrampicatori. L’impresa servirà a raccogliere fondi che la Laureus investirà nei suoi progetti di diffusione dello sport. Una sfida che la Navratilova raccoglie con trepidazione e una grande voglia di mettersi in gioco, combattendo, come ha fatto per tutta la vita, le avversità con la tenacia e il coraggio.

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