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Un ponte tra due mondi

Il teatro, la fabbrica, l’arte e la politica nella vita di una giovane turca che sogna di fare l’attrice

Istanbul

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“Il pollo che va molto a spasso torna a casa con molta cacca sotto le zampe”. Così commenta la zia Topus alla nipote tornata dalla Germania. E il padre le fa eco: “E’ volata il Alamania come usignolo e vi è diventata un pappagallo. Ha imparato il tedesco. Ora è un usignolo turco e, insieme, un pappagallo tedesco”.

In queste due battute si condensa tutta l’esperienza della giovane protagonista di questo splendido libro della scrittrice e drammaturga turco – tedesca Emine Sevgi Özdamar, “Il ponte del Corno d’Oro”. Parte di una trilogia autobiografica, questo romanzo racconta di un’adolescente turca che, mentendo sulla sua età e fingendosi già maggiorenne, lascia la Turchia seguendo il flusso di “Gastarbaiter” (lavoratori-ospiti, come venivano chiamati i migranti in Germania) che si riversano dal Bosforo nelle fabbriche tedesche degli anni ’70.

Ha un sogno: diventare attrice, recitare Shakespeare e Pinter a teatro, un sogno che la porterà a lasciare la scuola (proprio come Pinter e Tennessee Williams) e a sfidare il volere dei suoi genitori (che avrebbero voluto che lei continuasse a studiare per diventare avvocato, visto che le piaceva tanto parlare), cercando all’estero un lavoro che le consentisse di pagarsi gli studi di recitazione a Istanbul.

Un percorso che attraversa più volte, andata e ritorno, dalla Turchia dei Lupi Grigi alla Berlino immersa nella nebbia dell’Oltrecortina, e a ogni passaggio la giovane protagonista cresce un po’ di più, impara nuove espressioni, nuovi modi di vedere il mondo. Il passaggio del Ponte d’Oro, l’estuario che affonda come una cicatrice nel cuore di Istanbul e simboleggia il passaggio dall’Oriente all’Occidente, significa per lei un continuo aggiustamento di un’identità che si frammenta e diventa più complessa a ogni frase imparata, a ogni nuova esperienza.

Il duro lavoro nella fabbrica, il teatro nella Istanbul di una breve stagione di apertura, Marx ed Engels appresi con Brecht e Büchner, una verginità che da “diamante da custodire”, come le dicono le vecchie signore turche, diventa qualcosa di cui sbarazzarsi, perché “l’unica cosa importante è l’arte, non il diamante”. La politica, l’arte, e un’educazione sentimentale accidentata e perennemente in transito segnano l’esistenza di questa coraggiosa viandante tra due mondi che rifiuta caparbiamente di mettere la testa a posto. A sorreggere il suo racconto una lingua che è di per sé già un ponte, un tedesco faticosamente levigato con una lima turca, che la Özdamar abita come il suo personaggio abita il mondo, perennemente di passaggio.

Autore: Emine Sevgi Özdamar
Titolo: Il ponte del Corno d’Oro
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 291
Prezzo: € 16,80

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