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Warsan Shire, dalla metro di Londra all’Italia

La poetessa di origini somale Warsan Shire in Italia per riscoprire il filo rosso che lega le sue tante patrie

Warsan Shire poetessa inglese

I’m jealous I can’t be homesick./ And it hurts that I know/ that me and my London can never be enough for you”. Così recita Warsan Shire, giovane poetessa e performer di origini somale, ma arrivata in fasce in Gran Bretagna con i suoi genitori, nell’88. “Ti invidio, io non posso aver nostalgia di casa. /E fa male sapere che io e la mia Londra non potremo mai bastarti”.

La voce calda e vellutata di questa giovane donna ha riscaldato i cuori dei moltissimi che hanno già avuto modo di ascoltarla inscenare i suoi versi, far prendere corpo alle storie che racconta attraverso una presenza scenica da artista navigata, nonostante la giovane età. Da poco è uscito in Inghilterra un suo libro di poesie per la casa editrice Flipped Eye Publishing, mentre in italiano alcuni suoi versi sono stati tradotti da Paola Splendore nel numero di febbraio della rivista “Lo Straniero”.

Warsan Shire nasce in Kenya nel 1988: i suoi genitori sono fuggiti dalla Somalia negli anni ’80, abbandonando un paese che si inciderà profondamente nel cuore della figlia, nonostante a tutt’oggi non ci abbia mai messo piede. Warsan arriva in Inghilterra, a Londra, a sei mesi. L’inglese è la sua seconda lingua madre, una condizione sperimentata dalle cosiddette seconde generazioni, quelle generazioni “ponte” tra il mondo delle madri e dei padri e quello che le accoglie, della quotidianità. E in inglese sceglie di scrivere, perché è la sua realtà ibrida, transculturale che vuole cantare.

La poesia scorre nelle sue vene e viene da una fonte lontana: suo nonno è il poeta somalo Cabdulqaadir Xirsi Siyaad “Yamyam”, un vate noto a tutti i somali soprattutto per il suo componimento “Soomaali baan ahay”, “Io sono Somalo”. Una sorgente sotterranea che alimenta la poesia di Warsan, che invece si nutre della metropolitana di Londra e dei mille volti che incontra ogni giorno. Una sorgente che emerge quando Warsan sceglie di cantare di guerra, violenze, rifugiati, di cuori e vite spezzate. Della Somalia che continua a pulsare nel suo cuore nonostante sia per lei quasi una terra mitica, dell’Africa che ha conosciuto per la prima volta soltanto l’anno scorso, durante un viaggio in Sudafrica.

Warsan Shire sarà a Roma martedì 8 giugno, alla libreria Griot. Il suo viaggio in Italia ha un significato particolare: sebbene sconosciuto ai più, il legame che unisce la sua patria mitica all’Italia è profondo, segnato dalle devastazioni del dominio coloniale e dalle tante storie di uomini e donne che ancora oggi cercano di raggiungere il nostro paese in fuga dalla lunga guerra civile che devasta da vent’anni la Somalia. “Mia madre” – dice Warsan – “usa l’italiano per rimproverare noi figli o quando è in cucina”.

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