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La ‘lady di ferro’ di Francia

Incorruttibile, donna, immigrata, ecologista: sarà lei la nuova presidente della Francia? Eva Joly potrebbe
essere la chiave di svolta della politica francese, e un simbolo per tutte le donne

Eva Joly
AP

Non si è fermata nemmeno di fronte alle minacce di morte, Eva Joly. Ha continuato a condurre le sue battaglie, addirittura rincarando la dose. Non l’hanno intimorita i grossi vasi di Pandora che ha scoperchiato, anche se a causa di essi ha dovuto allontanarsi dalla sua amata Francia per qualche anno. Che tuttavia ha impiegato per continuare ciò che le riesce meglio: combattere la corruzione e smascherare gli affari sporchi dell’economia, della politica e della finanza. Tornata in Francia più combattiva che mai, si è avvicinata al mondo della politica, candidandosi con ‘Europe Ecologie’ il partito verde d’oltralpe, e guadagnando uno scranno al Parlamento Europeo. Nonostante il suo tardivo ingresso in politica (ha 67 anni) punta all’Eliseo, Madame Anticorruzione.

Ma facciamo un salto indietro. Eva Joly nasce in Norvegia, e appena diciottenne si trasferisce in Francia dove lavora come ragazza alla pari. Sposatasi con il figlio della famiglia presso cui era impiegata, comincia gli studi di giurisprudenza serali, continuando a lavorare come segretaria di giorno. I suoi sforzi vengono compensati: dopo anni di gavetta, nel 1990 entra nell’Alta Corte di Giustizia come giudice investigativo.

Da qui in avanti il suo nome diventerà emblema di lotta alla corruzione, coraggio e perseveranza nello sradicare tutto ciò che di malato c’è nel sistema economico e finanziario francese. Il suo primo grande caso riguarda la banca Crédit Lyonnais, ma è con il terremoto creato nel 1993 rivelando le truffe e gli affari sporchi di Elf, colosso petrolifero, che la Joly si distinse per perseveranza e coraggio.

La sua crociata anti-corruzione l’ha però esposta al rischio delle ritorsioni: schierandosi contro banchieri, politici, magnati e organizzazioni criminali si è attirata numerose inimicizie. Il magistrato è stato più volte minacciato di morte, tanto da dover tornare in Norvegia per qualche anno, da dove non ha mai smesso di battersi per la sua campagna. Il governo Islandese l’ha incaricata di investigare possibili collusioni di ‘colletti bianchi’ nella crisi finanziaria del paese.

Il suo ritorno in Francia è stato accolto con gioia dal partito ecologista, che l’ha voluta tra le sue fila al Parlamento Europeo e la candiderà all’Eliseo per le elezioni del 2012. Ma, ci tiene a precisare lei, si svolgeranno le primarie del partito. I suoi capisaldi? Banche etiche ed ecologia, naturalmente: è contro il nucleare e trova antiquata l’immunità parlamentare.

Qualcuno le critica la poca esperienza in politica, ma è certo che la sua fama di incorruttibile, forte, coraggiosa, efficace donna – fattore che lei considera un valore aggiunto, dato il fallimento generale della politica al maschile – sono una garanzia. Certo il fatto di essere immigrata potrebbe giocare a suo sfavore nella nazionalista Francia, ma, come fa notare lei stessa, 30 anni di vita parigina sono sufficienti a farla sentire tale: ‘Sono una francese con un po’ d’accentoafferma.

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