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Secondo album da solista per Eddie Vedder

Sedici tracce arrangiate con lo strumento più famoso della tradizione musicale hawaiana. Un album dolce attraverso il quale si apprezza la dimensione più intima del rock

Eddie Vedder al Bonnaroo music festival
LaPresse

Ci si poteva aspettare di tutto, ma mai che uno dei leader indiscussi del grunge americano componesse un intero album con pochi mezzi: voce, violoncello qua e là, e, soprattutto, ukulele. Uno strumento musicale che corrisponde all’adattamento hawaiano del cavaquinho (uno strumento a corde di origine portoghese) al quale è stato dedicato anche il titolo del lavoro: “Ukulele Songs”, appunto.

E di certo stiamo parlando di Eddie Vedder, personaggio chiave della scena di Seattle insieme a Kurt Cobain, che il 31 maggio pubblicherà per la Monkeywrench Records, etichetta di proprietà della sua stessa band, i Pearl Jam, il suo secondo album da solista.

Dicevamo che, abituati ai potenti ritmi del rockeggiante “Ten”, che proprio quest’anno, il 27 agosto, festeggia i venti anni dalla pubblicazione, è difficile abituarsi ai ritmi calmi e dolci delle 16 tracce dello studio album.  O meglio, è difficile accostare una musicalità così romantica e talvolta simile ad una ninna nanna al ritmo così rivoluzionario che Vedder ed i Pearl Jam hanno rappresentato. Ma poi, se si riflette bene, si comprende che il cantante americano non ha voluto far altro che ricercare in maniera più assoluta una intimità con se stesso e con il suo pubblico che nel corso della sua carriera ha praticato.

Chi non ricorda, infatti, che spesso, prima di iniziare un concerto, per scaldare la platea, Eddie Vedder saliva sul palco prima del suo gruppo, solo, con la chitarra e talvolta con l’armonica, per suonare in versione acustica una o due canzoni (molto spesso “Long Road” o “Trouble” di Cat Stevens)? E poi, ancora, chi non ricorda che Vedder, oltre a cantare con una voce bellissima e particolare, così tanto apprezzata dalla critica fin dall’inizio, ed ancora prima della sua bella carriera, ha sempre suonato strumenti “minori”, facenti parte delle più varie tradizioni musicali (come il campanaccio, l’armonica a bocca e la fisarmonica, il sitar e lo stesso ukulele) dimostrando il suo grande amore per il rock e per la musica, tout court?

E, quindi, ciò che si può trovare in “Ukulele Songs” è tutto lo spirito romantico del rock e di chi nel corso del tempo l’ha vissuto.

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