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La Femminilità Radicale in mostra

Il Museo Gucci porta le opere di tre artiste radicali degli anni Sessanta in mostra a Firenze

Lampada a forma di bocca
©ADAGP, Paris. Courtesy the Estate of Alina Szapocznikow/Piotr Stanislawski/Galerie Loevenbruck, Paris Photo: Fabrice Gousset

Nella sua costante ricerca di valorizzazione artistica, il Museo Gucci di Firenze ha deciso di far scoprire (o riscoprire) al pubblico l’opera di tre artiste raramente esposte in Italia, emblemi della ‘Femminilità Radicale’ che dà il titolo alla mostra. Le opere, scelte dalla collezione Pinault, sono quelle dell’americana Lee Lozano (1930-1999), la polacca Alina Szapocznikow (1926-1973) e la belga Evelyne Axell (1935-1972). Il curatore della mostra è Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana a Venezia.

Come diverse loro contemporanee, le tre artiste hanno fatto del corpo uno strumento di critica e sovversione, epsediente utilizzato in molte opere tra gli anni Sessanta e Settanta. Il corpo è però inteso sotto diversi aspetti: c’è il corpo reale, tangibile, protagonista delle performance di Evelyne Axell, e c’è il corpo inteso concettualmente, come accade nei progetti di Lee Lozano che esplorano il confine tra arte e vita. E c’è il corpo frammentato, fatto a pezzi delle sculture di Alina Szapocznikow. E ancora, il corpo astratto, il corpo parte di un banale universo (maschile), il corpo del desiderio e della seduzione, il corpo che si mette in gioco e si fa portatore di messaggi critici, il corpo malato, il corpo sofferente.

Evelune Axell è stata un’artista belga che ha sperimentato le vie della pittura, diventando una figura di spicco della Pop Art in Belgio, e si è poi diretta verso altre forme espressive come il collage, il disegno, la performance in cui il tema centrale era la femminilità, l’erotismo, e argomenti pop come il culto dell’automobile e i viaggi nello spazio.

Lee Lozano nacque invece negli Stati Uniti, e il suo lavoro nasce come crudo espressionismo, in cui evocazioni sessuali si sposano provocatoriamente con utensili come martelli e chiodi. Negli anni l’evoluzione artistica la porta al minimalismo e all’arte concettuale, soffermandosi su temi radicali come la società patriarcale. Alcune sue azioni/performance durarono anni, in cui l’artista ‘scioperò’ rifiutandosi di avere contatti con gli appartenenti al mondo dell’arte intesa come mercato, e successivamente anche con le donne.

Alina Szapocznikow è invece nata in Polonia, all’epoca delle persecuzioni naziste, a causa delle quali subì il campo di concentramento. La sua carriera artistica esplora materali molto diversi tra loro, dal poliuretano alla resina, passando per oggetti di riciclo. Il tema centrale della sua opera è il corpo fatto a pezzi, sofferente ma anche pieno di desiderio.

Per la prima volta in Europa le opere delle tre artiste vengono accomunate: alcune delle loro opere non sono nemmeno mai state in Italia. L’approccio radicale e singolare della loro arte non ha certo facilitato la diffusione di massa delle loro creazioni, ma importanti mostre stanno facilitando la loro riscoperta (come ‘Seductive Seduction, Woman Pop Artists’ allestita a New York e Filadelfia nel 2010).

Femminilità radicale. Lee Lozano, Alina Szapocznicow, Evelyne Axell nella Collezione Pinault
Dal 21 febbraio al 7 settembre 2014
Gucci Museo –  Piazza della Signoria, 10 – Firenze

Nell’immagine:
Alina Szapocznikow
Lampe bouche, 1966-1968
Coloured polyester resin, bulb, electric wire and metal
46.5 x 13 x 11cm
©ADAGP, Paris. Courtesy the Estate of Alina Szapocznikow/Piotr Stanislawski/Galerie Loevenbruck, Paris
Photo: Fabrice Gousset