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Fake meat, il successo della finta carne vegetale

La produzione richiede meno acqua e genera meno di emissioni di gas serra. Ma la guerra con i prodotti tradizionali è appena cominciata

Fake meat
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La carne che non è carne ma ha lo stesso aspetto della carne rossa. La fake meat è uno dei trend gastronomici del mercato della ristorazione. Il  concetto è semplice: portare in tavola e nei fast food un alimento fatto di proteine vegetali ma che è identico alla carne animale nell’aspetto e nel gusto. E pare che l’illusione ottica sia davvero efficace. Tanto da appassionare i consumatori ed essere commercializzata nei templi del panino come Burger King e McDonald’s. I primi hanno scelto The Vegetarian Butcher (olandese) per il loro Rebel Whopper venduto anche in Italia. I secondi l’offerta di Beyond Meat (americana).

Fake meat: che cos’è

Ogni azienda ha la propria ricetta segreta. In generale il processo è però quello di sfruttare le piante, i legumi e le patate per creare fake hamburger e fake salsicce. Beyond Meat sul suo sito rivela il proprio ricettario. Piselli, riso, semi di girasole, fave, fagioli per la parte proteica. Burro di cacao, olio di cocco, olio di girasole e olio di canola per i grassi. Poi minerali, patate e succo di barbabietola. Il composto viene pressato e raffreddato. La parte dei carboidrati è invece usata per dargli lo stesso colore dell’hamburger.

Se volete potete a questo punto chiamarla persino rivoluzione. Secondo NDP Group, azienda che si occupa di ricerche di marketing, il 90% dei consumatori di fake meat sono consumatori di carne rossa che credono nell’alternativa più salutare e benefica per l’ambiente.

Il premio di Impossible Foods

Il plauso per le fake meat è arrivato anche dalle organizzazione internazionali. Impossible Foods, l’azienda californiana che dal 2011 si è lanciata nel settore, ha ricevuto di recente un premio dall’ONU nella categoria Planetary Health; il riconoscimento per l’impegno nel garantire la salute degli uomini e quella della Terra. I panini dell’Impossible Burger richiedono secondo l’azienda il 96% di terra in meno, l’87% di acqua, e generano l’89% in meno di emissioni di gas serra.

Se però pensiamo che il mercato delle proteine animali stia silenzioso a guardare il furto di clienti, ci sbagliamo di grosso. La controffensiva è già cominciata. Sulle pagine del New York Times, come ha rivelato lo stesso giornale, il Center for Consumer Freedom, che ha tra i suoi finanziatori i produttori di carne, ha comprato varie pagine pubblicitarie criticando la ‘salubrità’ della fake meat. Secondo gli scettici, negli hamburger vegetali ci sarebbe più sale di quelli tradizionali. Altri player ancora stanno combattendo battaglie legali per impedire ai produttori di fake hamburger di usare la parola carne per identificare i loro prodotti. Insomma, la guerra è appena cominciata.

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