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Tra ironia e denuncia

La Pop Art, abbreviazione di “popular art” più che un vero e proprio movimento d’avanguardia è stato un messaggio per raccontare il ruolo dell’artista nella società dei consumi di massa e le sue forme di espressione

Les années Pop - Pop Art

La citazione e la rivisitazione sono certamente strategie fondamentali attraverso le quali la moda, specchio della realtà, si rinnova, si reinvesta, estrapolando dettagli e suggestioni per inventare nuove atmosfere o per riproporre tendenze ancora attuali, magari con qualche tocco in più di modernità.
La Pop Fashion è proprio uno di quei casi in cui alle fonti, ben note e identificabili, si va ad aggiungere quel surplus di ironia e divertissement che la rendono così attuale e attraente.
Ma cosa cè dietro? E chi sono i miti ispiratori?
Il termine Pop Art, abbreviazione di popular art, coniato da due studiosi inglesi nel 1955 per indicare il mondo dei mass media e delle forme visive e musicali ad esso collegato, viene ripreso, allinizio degli anni Sessanta, dal critico americano Lawrence Alloway per designare un movimento davanguardia le cui espressioni artistiche operavano un continuo scambio con gli strumenti di comunicazione di massa. In realtà, più che un vero e proprio movimento davanguardia, la Pop Art è stato sostanzialmente un clima in cui conversero vari percorsi e linee di ricerca accomunati da uno stesso tema: il ruolo dellartista nella società dei consumi di massa e le sue forme di espressione.
Che la Pop Art abbia influito sul costume, sul cinema, sulla moda, sullarredamento è fuor di dubbio: il suo successo è stato enorme e duraturo nel tempo. Chi non conosce i fumetti di Roy Lichtenstein o le immagini seriali di Andy Warhol? Chi non conosce il celebre barattolo della Campbells mille volte rappresentato da Warhol o la ripetitività fotografica con cui lartista era solito dipingere famosi personaggi della società americana, da Elvis Presley a Marilyn Monroe? Eppure non tutti sanno che dietro unapparente smania celebrativa della cultura tecnologica e mercificata della modernità, quella dei supermarkets e dei potenti circuiti comunicativi, si cela una denuncia, spesso ironica, del livellamento e dellomologazione culturale che la società ipertecnologica porta con sé. Una Coca-cola è una Coca- cola, e non ci sono soldi che valgono a farti avere una Coca-cola migliore di quella che si beve il barbone allangolo, dice Warhol in una famosa intervista. Ma soprattutto si cela la presa di coscienza della perdita di centralità che ha subito larte in sé, ridotta a mero ornamento, tuttal più oggetto di lusso e di commercio