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La stagione dei deserti

L’inverno è la stagione dei deserti. Da novembre fino a maggio è il periodo migliore per avventurarsi nei viaggi alla scoperta di un mondo davvero senza confini, tra interminabili distese di sabbia, giochi di luci e ombre, dune soffici e altissime da attraversare.

Fezzan
©GIULIO BADINI

Almeno una volta nella vita bisogna farlo, rispondere al richiamo del deserto, un luogo che attrae e spaventa allo stesso tempo, il “luogo dell’anima” per antonomasia. Cominciano con la stagione invernale, le proposte dei tour operator specializzati nei viaggi in deserto, una stagione che si protrae non oltre maggio, quando già le temperature diventano proibitive. Viaggi scomodi, bisogna saperlo, itineranti, in campi tendati, con forte escursione termica tra il giorno e la notte, lunghi tratti a piedi e tante ore in fuoristrada. Ma il deserto si vive, si soffre e si ama, con lo spirito di esploratori più che di viaggiatori.

Quando si pensa al deserto, viene in mente subito l’Africa e naturalmente, il Sahara, padre di tutti i deserti.

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Algeria, Libia e Marocco condividono la stessa sabbia dorata plasmata dal vento, pur nella diversità di paesaggi e suggestioni. C’è il pietroso Acacus nel Fezzan libico, dove sabbia e rocce si sposano grazie a un’alchimia che è puro estro naturale. C’è la sabbia rosa dell’erg Admer in Algeria e il Gilf Kebir, l’angolo vuoto dell’Egitto che sfocia nel Grande Mare di Sabbia. Ci sono gli incontri con i Tuareg e i Nubiani che vivono in Sudan e Niger. Nel Sudan si trova la poco conosciuta Necropoli di Meroe con più di venti piramidi circondate soltanto da sabbia, in Niger ci sono le dune più imponenti del Sahara, quelle di Temet. E che dire del Marocco e delle montagne dell’Alto e Medio Atlante, delle dune dell’erg M’hazil?

Il deserto, al di là delle comuni interpretazioni e del senso figurato che il sostantivo istintivamente richiama, è tutt’altro che un luogo “deserto”. E’ un’altra vita dove la presenza dell’uomo è appena accennata, così come quella degli animali, ma dove tutto parla e allora ti chiedi da dove provengano quelle voci. Forse le suggestioni dell’animismo fanno il loro effetto da queste parti, o forse in quelle vedute immense che si schiudono nel silenzio, si impara davvero l’arte dell’ascolto.

Ai confini dei deserti ci sono poi crogiuoli di colori, sapori e odori inconfondibili. Li puoi trovare nei numerosi villaggi brulicanti di vita, di espressioni e volti indecifrabili eppure così significativi. Si ricorda sempre un volto al ritorno di uno di questi viaggi. Dai Dogon del Mali, arroccati sulla falesia di Bandiagara, ai Koma del Camerun, ai Mursi dell’Etiopia, bellissimi sorrisi di donna con argilla sulle labbra. E’ la dura bellezza dell’Africa Nera.

Altro deserto dall’anima forte è quello della Namibia, color rosso fuoco, sfumature cromatiche da tavolozza d’artista. E poi c’è l’orgoglio d’Africa che ha nome Yemen la cui capitale Sana’a è la Venezia d’Oriente e il cui deserto è un’architettura di sabbia incredibilmente varia. Proprio al confine con lo Yemen, i deserti del sud dell’Oman, paese incognito poco conosciuto della penisola arabica, con lo spettacolo delle dune color bianco candido.

Vai alla galleria immagini “Le sabbie del Namib”

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