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Museo con vista a Bondi Beach

Dal 2 al 19 novembre, la meravigliosa spiaggia di Bondi Beach, Australia, sarà popolata dalle opere di artisti provenienti da tutto il mondo. Sculputure by the Sea, questo il nome della manifestazione giunta, ormai, alla decima edizione.

bondi beach

Sidney. Australia. La capitale del surf dà il benvenuto all’estate australe con l’evento più importante del suo calendario, Sculpture by the sea che, dal 2 al 19 novembre, festeggia il decimo anniversario. In un contesto straordinario, 2 km di costa a strapiombo sull’oceano tra Bondi e Tamarama, 108 artisti provenienti da 15 paesi diversi espongono i propri lavori. Dal ‘97, quando il direttore David Hadley ispiratosi allo Sculture Park di Praga creò la prima edizione, la mostra attrae 450.000 visitatori e l’interesse della stampa mondiale. L’evento vanta molti sponsor tra cui Kodak, Nab (National Australian Bank) e Sydney Water, ed e’ il risultato di una selezione a cui concorrono oltre 600 opere.

In Australia, un paese giovane, sconfinato, popolato da 1 abitante x 2 kmq, famoso per sport e natura ma considerato isolato e campanilista, un evento di tale portata apre un dialogo con gli altri continenti. Scavalcando il promontorio di Bondi beach s’intraprende un viaggio di enorme impatto visivo e sonoro. Ad ogni scoglio le opere sorprendono il visitatore con la loro presenza. L’effetto d’insieme è l’equilibrio tra umanità e natura.

Alcune opere sono in tale sintonia da confondersi col paesaggio, altre si stagliano sullo sfondo contrastanti. Il Coastal walk esalta l’essenza di queste opere. Le rocce erose dall’oceano sembrano già sculture naturali. Levigate e policrome o monolitiche e lunari fungono da piedistalli naturali. Gli artisti attingono dal patrimonio passato, ma i temi sono attuali e il contesto specificamente australiano.

Amy Podmore (USA) rievoca la semplice genialità concettuale con Untitled. La brocca bronzea con gambe umane nell’atto di versare il proprio contenuto rappresenta l’eterno ciclo vitale. Chris Leaver & Emma Parker ricordano la Land Art con Amphitrite falls. Una cascata d’alluminio dondola molle verso il mare riflettendo luce e colori circostanti. Si direbbe un gruppo di alghe lasciate scoperte dalla bassa marea, ma il delicato tintinnio metallico ne svela la natura artificiale. Di matrice Dada sono gli “objet trouvè” di Geoff Harvey per The party animals che riproduce specie canine. Felici e giocose, esprimono la fede di una spiritualità libera dalle catene dell’intelletto.

L’opera più attuale è Hot with a chance of a late storm, della Glue Society. Il furgone dei gelati (Mr Wippy), icona della memoria australiana, giace squagliato al sole per via del riscaldamento globale. “No one is safe from the Australian summer, not even Mr Whippy”, dichiarano gli autori, e  come dargli torto? Basta pensare che l’Australia è l’unico paese industrializzato (con gli USA) a non aver ratificato il protocollo di Kioto che riduce le emissioni di gas serra a favore dell’energia rinnovabile. La maggioranza degli elettori chiede, infatti, al premier John Howard la firma del documento.

Tra questa miriade di artisti e le loro formidabili opere spunta una ragazza italiana, Francesca Bernardini che, con le sue creazioni, porta in primo piano tematiche metafisiche. Originaria di Carrara e formatasi all’Accademia di Belle Arti, Francesca ha dato vita a Traces: tre conchiglie di bianco travertino che si adagiano purissime su una roccia piatta. “Ho il marmo nelle vene” dichiara la giovane artista ai microfoni di stile.it “Ho impiegato 2 mesi per partorire quest’opera. Una volta scelto il blocco, l’ho tagliato in tre pezzi uguali, li ho sgrossati, ho dato la forma definitiva e ho rifinito. Poi ho trattato la superficie con carte e smerigli, ho scavato i solchi e li ho lucidati”.

I lavori di Francesca Bernardini s’ispirano ai costruttivisti svizzeri, all’architetto post-moderno Luc Deleu e all’arte giapponese. Ma soprattutto “alla natura, una concezione metafisica, surreale del luogo – continua Francesca – uso acciaio, ferro e pietra, come per Traces, opera che rievoca 10 anni vissuti in Sardegna, quel microcosmo naturale. Le conchiglie sono antiche tracce su cui s’intrecciano memorie di molti”.

E, a proposito di memoria, è impossibile non notare che su questa spiaggia ricca d’arte non ci sia neanche un’opera  aborigena “Non so se sia stata una loro scelta o se è l’arte locale ad emarginarli, ma è triste – spiega Francesca –  l’unica radice autentica del paese andrebbe valorizzata”. Ma quali sono le differenze tra la scena artistica australiana e quella italiana? “L’Australia è giovane, l’Italia ha una delle culture più antiche. Qui prediligono i materiali iper-moderni, fibre sintetiche ultraleggere, ma anche da noi si stanno modernizzando. Culturalmente il nostro paese è più attivo, ma anche qui iniziano a muoversi bene, soprattutto a Melbourne e a Sydney”.
Per info: www.sculpturebythesea.com 

Giulia Volpe

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