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Il ritorno dei poeti

Dal passato musicale americano, i cantautori più rappresentativi del 20ennio dei “fiori”. Bruce Springsteen, Bob Dylan, Neil Young, Tom Waits, Joan Baez, Paul Simon e Leonard Cohen, in tour in Italia.

Joan Baez

Non li hanno dimenticati le vecchie generazioni che li vedevano nascere nello scorcio di secolo della svolta poetica musicale. Si sono fatti conoscere dalle più giovani, perché simboli di un’epoca intramontabile, oggetto di un culto che si alimenta di produzioni e voci inconfondibili.

Quello che accoglie l’Italia in questi giorni, e per tutto luglio, non è l’eco rauco di glorie svuotate di senso, ma la viva esibizione di una storia ancora attualissima. Un festival d’autore, tra mito e contemporaneità, che registra il sold out, grazie ad un pubblico febbrile ed assortito.

Particolarmente atteso, Leonard Cohen (Montreal, 21 settembre 1934), il capostipite, che negli ultimi anni ha ‘nicchiato’, pubblicando poesie, romanzi ed album, nutriti del suo timbro cavernoso e delle recenti esperienze spirituali. Rotto l’esilio volontario, che lo ha visto ritirarsi nel monastero buddista di L.A. col nome di Jikan (il Silenzioso), sarà a Lucca il 27/7 e a Roma il 28 con i vecchi successi e la sua ultima creatura datata 2004, “Dear Heater”.

Più giovane di 7 anni Bob Dylan (Duluth, Minnesota, 24 maggio 1941) che di stagioni ne ha viste ‘solo’ 67. Ha inaugurato il festival a Trento, Bergamo e Chatillon, il 15, 16 e 18 giugno, con il suo “Neverending Tour”. Lui dalla cresta dell’onda non è mai sceso. Recentissimo Premio Pulitzer alla carriera per l’impatto poetico della sua lirica sulla cultura yankee, è reduce dalle polemiche sul controverso “Io non sono qui” (Todd Haynes 2007) ispirato alla sua vita.

Sua coetanea, Joan Baez (New York, 9 gennaio 1941), unica figura femminile, e femminista, di tutto l’evento. Simbolo di una generazione pacifista, nei ‘60 si batteva contro la Guerra in Vietnam, strappata dall’amore per un marito incarcerato per motivi politici. Vitalissima e ancora impegnata nel sociale si esibirà con l’inseparabile chitarra il 21/7 ad Arezzo e il 22 a Venezia dove, da P.zza S.Marco, presterà la voce alla causa di Emergency.

Sempre classe 1941, Paul Simon (13 ottobre, Newark Heights, New Jersey). Generosissimo, regala al pubblico ben 5 date. È a Riva del Garda il 20 luglio, a Udine il 22, a Milano il 28, a Roma il 29, per chiudere il festival il primo agosto nell’incantevole Taormina. Lanciato nel ’68 insieme all’inseparabile Garfunkel, dalla colonna sonora de “Il laureato” (Mike Nichols 1967), sviluppa la passione per i ritmi africani e latino-americani.

Direttamente dal Canada, Neil Young (Toronto, 12 novembre 1945), con la sua musica schizofrenica, che ha rivoluzionato il folk americano, mischiando le nostalgiche ballate acustiche della tradizione country, agli squarci metallici del rock. Una foltissima attività, selezionata in due tappe, rigorosamente soliste, il 22/6 a Firenze ed il 23 all’Arena di Verona.

Campione di botteghino, non poteva essere che Bruce Springsteen (Freehold, 23 settembre 1949). Il 25 giugno The Boss (alla soglia dei 60) ha raccolto nello stadio di S.Siro più di 70.000 mila anime in delirio. Gli E Street lo hanno accompagnato in uno show a metà strada tra sonorità elettriche e popolari, spessore testuale e rock puro.

Mascotte del gruppo, si fa per dire, Tom Waits (Pomona, 7 dicembre 1949), più giovane ma anche più schivo di tutti. Una meteora, passata in Italia nell’86 – per ritirare il Premio Tenco – e nel ’99, a Firenze, per tre giorni. Icona beat per eccellenza, il Bukowsi della musica americana tornerà a Milano il 17, 18 e 19 luglio. Da non perdere