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Zingare di moda

Sono gitane d’oro le donne di Angelo Marani, dark e sensualissime quelle di Mariella Burani. Delicatezza in casa La Perla, motivi di prati e fiori per Valentin Yudashkin. Drammatico Antonio Marras.

Mariella Burani

S’ispira alle opere dei pittori russi denominati “peredvizniki”, lo stilista Valentin Yudashkin, quindi ad una scuola pittorica molto solare. La collezione è femminile dalle forme romantiche come la gonna a ruota, molti motivi floreali ed immagini di prati campeggiano sulle mise. Spalle accentuate e forma a triangolo rovesciato propria degli anni Ottanta, molti i pantaloni e gli short, le nuance variano dal grigio – rosa al grigio – blu, giallo e madreperla. Il tutto condito con lucenti Swarovski.
Sono nomadi le donne di Angelo Marani, viaggiano continuamente e nella loro valigia si assaporano i luoghi visitati. Vestite di veli colorati e patchwork di foulards di seta, ricami di farfalle sui jeans e sui top, aggraziate e misteriose zingare del deserto. Chiffon, pizzi e colori forti danno vita a trasparenze sensualissime, i denim sono abbinati a giacche e gilet. Frange e medagliette scandiscono i movimenti di queste zingare d’oro.
Cariche di sex appeal le donne di Mariella Burani (foto) si fanno avanti sicure di sé, fasciate in pantaloni aderenti, gonne spumeggianti, abiti come sottovesti. Drappeggi, scollature e tagli asimmetrici sono il leit motiv della collezione. Zingare dark con labbra color mattone, grandi collane che decorano il collo, orecchini che donano luce al volto. Fiori, vegetazioni e animaliers si mescolano a delicati pizzi per abiti incantevoli. La camicia da uomo è resa iper femminile da ricami, pizzi e passamanerie.
Freschezza, leggerezza e tanto bianco. Delicata e fragile la donna La Perla consapevole del suo copro si diverte con seta e voile di cotone. Mai aggressiva indossa pantaloni svasati, gonne a trapezio, abiti mono-spalla e mono-manica che svelano corpetti tempestati di pietre brillanti. Oro, perle e paillettes decorano il suo raffinato guardaroba. Per il mare indossa short monokini e costumi costruiti sul corpo ricchi di piegoline, da indossare sotto bluse di chiffon.
Una scenografia drammatica quella realizzata dal genio di Antonio Marras che ha ricreato in sala l’atelier della tormentata scultrice francese Camille Claudel, compagna dello scultore – pittore Auguste Rodin. Oltre alla scenografia, la cartella stampa parla chiaro, riporta infatti una lettera scritta in manicomio da Camille per chiedere ai dottori di lasciarla libera. Un lamento inascoltato per 30 anni. E dunque drammatici sono gli abiti, pochi colori se non il grigio e il nero, tagliati al vivo. Drappeggiati, tridimensionali e gonne che sembrano palloncini.