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Ava reggae

Biondissima ed inglesissima, conquista le classifiche con un disco registrato in Giamaica negli studi di Bob Marley.

Ava Leigh

Genitori ed amici la chiamano Hayley Carlin, ma il mondo della musica sta imparando a conoscerla come Ava Leigh, il nome che ha scalato la vetta del pop internazionale e che si prepara a spopolare anche in Italia. Per questa primavera, tutti in attesa del suo album d’esordio, “Rollin”, il cui singolo, “La la la”, è già tra i video più cliccati del web.

Scoperta dalla celebre etichetta musicale, la britannica Virgin, che la spedisce direttamente in Giamaica, Ava realizza il suo sogno nella patria del reggae, musica che ama da sempre. E nonostante il genere non si addica, ad una prima occhiata, ad una bionda tutta curve ed inconfondibilmente british (Ava è nata a Chester nel 1983) basta ascoltarla per accorgersi che il reggae ce l’ha nella pelle (anche se bianca) e il ritmo (come i neri) nel sangue.

Durante la full immersion di Kingston, ‘scortata’ dai discografici Sly e Robbie, Ava succhia l’atmosfera leggendaria della sala d’incisione Glastonbury, il tempio dell’idolo Bob Marley, riversandola nei brani. Niente di più lontano dalla riproposizione ‘scimmiottata’ di un genere di sicuro successo, ma la traduzione originale della sua passione infantile, coadiuvata da un talento fuori dal comune e da anni d’esperienza.

Le sue fonti d’ispirazione, dallo spoglio dei dischi materni, attraversano il panorama musicale di tutti i tempi, da Billy Holiday a John Lennon, da Ella Fitzgerald a Stevie Wonder, da Nina Simone a Bob Marley. Ma questi sono solo strumenti della memoria, punti fermi con cui virare in senso personale quel genere versatile ed elastico che è la musica reggae. Nessuna tensione contestatrice, nessun inno alla trasgressione, piuttosto la chiave di lettura, semplice e trasparente, di un universo quotidiano raccontato a ritmo di musica.

Sarà per l’onestà autobiografica, che permette l’istantanea immedesimazione del pubblico, che Ava Leigh è stata compresa nel parterre artistico delle celebrazioni londinesi per Barack Obama. Fatto è che la sua arma vincente sta proprio nella freschezza delle tematiche generazionali offerte senza fronzoli e nella capacità della musica, da lei scritta ed interpretata, di rispecchiare i sogni e la memoria di un pubblico ‘nuovo di zecca’ che già sente il bisogno di tornare alle radici.