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Un’ora e ½ Daria

Su Raidue, dodici venerdì e 90 minuti di chiacchiere ironiche, taglienti ma sempre garbate per riflettere, divertirsi e scaldarsi un po’ aspettando il disgelo. Perché questi sono tempi che fanno rabbrividire. E’ L’Era Glaciale di Daria Bignardi.

Daria Bignardi
LaPresse

Il Financial Times l’ha definita “una delle più efficaci giornaliste italiane”, ed effettivamente, sembra che con il giornalismo ci sappia fare. Anzi, il giornalismo televisivo è quasi destino per un tipetto come lei che, a 23 anni e snobbata la laurea, da Ferrara si trasferisce a Milano, iniziando prima a collaborare con giornali e riviste affermate (Panorama, Anna, Chorus), approdando poi nella redazione del programma di Raitre Milano, Italia accanto a Gad Lerner e Gianni Riotta, fino alla direzione del mensile Donna.
In fatto di giornalismo Daria Bignardi non è digiuna nemmeno di riconoscimenti prestigiosi come il Premio Alghero per il Giornalismo, vinto con il talk show Tempi Moderni (da lei ideato e condotto tra il 1998 e il 2000) e, prima, nel 1995, il Premio Flaiano per la tv di qualità grazie alla rubrica letteraria di Canale 5, A tutto volume.
Tanto predestinata che il giornalismo se l’è portato fino all’altare, sposando il collega Luca Sofri. Il Caterpillar Daria Bignardi oggi conduce in radio la rubrica di libri La mezz’ora Daria, quella “barbarica” su Vanity Fair. Non bastasse, arriva a Raidue.
La tv griffata Bignardi, è ironica, sorniona, a tratti indisponente ma mai aggressiva, Daria non morde, né assale ma provoca l’ospite con garbo e i risultati sono quasi sempre efficaci: l’ospite si racconta, si sviscera, insomma ci sta e il pubblico apprezza. Per capirci, Egle Santolini de lastampa.it coglie in pieno il Bignardi’s Style, cioè un’intervistatrice “capace di brasare per 25 minuti l’ospite fino a estrarne l’essenza senza graffi né assalti alla gola”. Anche se, aggiungiamo noi, di artigli (seppur limati) se ne intende, visti i due Telegatti vinti nel 2000 con il Gf1 e nel 2007 con le Invasioni Barbariche.
Proprio come già come fu per la trasmissione de La7, infatti, anche Raidue la vuole esattamente così, scaltra gatta che non attacca, leggera e frizzante come una brezza, senza colpi di vento, né tempeste ma come una piacevole boccata Daria, che non si cambia! Infatti, da venerdì scorso e per dodici puntate (90 minuti in seconda serata, dalle  23.40), su Raidue c’è L’Era Glaciale: talk show del tutto simile alle Invasioni Barbariche, che ammicca con la curiosità e l’ironia tagliente della conduttrice, ai temi da brividi di attualità, politica, spettacolo, cultura e sport. Tre o quattro ospiti per volta con cui conversare nel salotto elegante e senza fronzoli (le scenografie sono di Francesca Montinaro) nel consolidato stile Bignardi, ma con due novità: niente più birra da sorseggiare con gli ospiti (off limit nei salotti istituzionali della Rai) e soprattutto con il contributo delle preziose immagini d’epoca spulciate negli archivi delle Teche Rai.
Nella prima puntata a L’Era Glaciale si è rotto il ghiaccio (con ottimi risultati d’ascolto, una media oltre il 14% di share) grazie a quattro ospiti d’eccezione. Si inizia con Luciana Littizzetto, che in conferenza stampa, Bignardi definisce “l’ospite ideale per rompere il ghiaccio, nonché un’amica”; segue Giovanni Galli, ex portiere del Milan, candidato sindaco a Firenze; si prosegue con il calcio raccontato da Roberto Mancini, dopo la controversia con l’Inter e un anno di silenzio e si conclude con l’intervista a Roberto Bolle, étoile del Teatro della Scala di Milano, ad oggi il miglior ballerino al mondo, orgoglio di un Italia che da molti punti di vista è purtroppo agghiacciante.
L’Era Glaciale, che Aldo Grasso ha definito “un programma glamour”, è di Daria Bignardi, Cristiana Mastropietro, Roberta Briguglia, Francesco Caldarola, Francesca Filiasi, Silvia Galeazzi e Giovanni Robertini, regia di Fabio Calvi. Un occhio di riguardo alla bellissima sigla di Gianni Pacinotti, in arte Gipi (per l’intervista clicca QUI), autore di graphic novel.
Se per Grasso è un programma glamour, per Bignardi è “artigianale” e per quanto riguarda il titolo, spiega “abbiamo sempre saputo che sarebbe stato il titolo di un film, questo ci è piaciuto perché i processi di glaciazione e di disgelo sono lenti ma inesorabili”. In attesa che l’inesorabile disgelo arrivi quanto prima, Daria Bignardi può stare tranquilla: in tempi di contratti di lavoro scadenti (nel senso che non appagano né sono durevoli), mamma Rai adotta Daria per tre anni, promettendo a lei a alla sua Era Glaciale non solo il sicuro ritorno dopo la pausa estiva, ma anche qualche serata in prime time. Giusto perché Daria non soffochi e il suo pubblico possa ossigenare polmoni, sangue e cervello in quest’era davvero glaciale.