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Il lessico ‘artistico’ dell’amore

Venezia accoglie l’artista americano Jim Hodges per la sua prima personale in Italia

Opera senza titolo del 2000 di Jim Hodges

Una mostra a Venezia celebra l’amore, in un senso universale e allo stesso tempo semplice e terreno. Nell’opera di Jim Hodges, la presenza dell’amore è pervasiva. Come i cuori, la parola stessa è onnipresente. In un lavoro, lettere ritagliate che sembrano essere gettate a caso su un foglio di carta possono essere raggruppate per formare scritte come “JIM LOVES T” oppure “TIM LOVES J”, senza che l’una escluda l’altra. Senza Titolo (Aquilla e Farfalle) è un delicato ritratto gemello dell’artista e del suo grande amico Felix Gonzalez-Torres. Nel murale He and I (1998, non esposto), due cerchi identici, parzialmente sovrapposti, di colore diverso, formano un altro ritratto gemello che celebra, nella tradizione di numerosi artisti prima di lui, una relazione d’amore.

Jim Hodges, americano classe 1957, porta avanti sin dalla fine degli anni Ottanta, un lavoro radicale e originale in cui il disegno è protagonista. Fragilità, temporalità, amore e morte, i temi della sua ricerca. La natura come linguaggio e lessico per un risultato di straordinaria bellezza.

Dal 5 febbraio al 5 aprile 2010 la Fondazione Bevilacqua La Masa accoglie l’artista americano per la sua prima personale in uno spazio pubblico italiano. La mostra è organizzata da Centre Pompidou, Musée national d’art moderne di Parigi in collaborazione con Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e Camden Arts Center di Londra.

Hodges presenta una sessantina di opere nella sede della Galleria di Piazza San Marco offrendo una panoramica del lavoro e del singolare universo di questo artista d’eccezione.
"L’amore è un gran bel vicolo cieco. – sottolinea Angela Vettese, presidente della Fondazione Bevilacqua – Un pericolo seducente. Un delizioso modo di suicidarsi, l’unico per cui valga la pena vivere. Non stupisce che qualche raro artista, lasciando perdere dispositivi di denuncia sociale di dubbia efficacia, ogni tanto abbia voglia di parlarne. Jim Hodges tra questi è meglio di molti altri.

L’artista parla d’amore in maniera complessa, con l’apparente souplesse delle canzonette ma la profondità di chi sa cosa sia una mantide religiosa, un amato che non ci riama, il dolore di dovere cambiare pelle pur di piacere all’altro, la ferita narcisistica del non bastare a e stessi, la tortura della gelosia anche retrospettiva – quella che per definizione nessuna promessa su di una piena fedeltà futura potrà mai sanare".

Le opere di Hodges, utilizzano materiali modesti come la carta, le pasticche di colori e i fiori di tessuto, che la foglia d’oro. I lavori influenzate dalla natura, dalla letteratura, , uniscono la semplicità dei materiali a un lavoro meticoloso e preciso di collage, cucitura, assemblage e découpage.
Ragnatele in filo d’argento, foto ritagliate, assemblage di partiture musicali, fiori appuntati o specchi rotti per esprimere un mondo caratterizzato dalla malattia e dalla morte quanto dalla bellezza e dalla gioia di vivere.

Jim Hodges
Love, eccetera
Fondazione Bevilacqua La Masa

Galleria di Piazza San Marco, Venezia

5 febbraio – 5 aprile 2010

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