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L’edilizia è sempre più eco: arriva il mattone organico

Mattoni che si ‘coltivano’ e la cui produzione non produce CO2. E’ la rivoluzionaria scoperta di bioMason

Bioedilizia

Le frontiere dell’edilizia sostenibile sono sempre più aperte, le idee sembrano piovere dal cielo e, anche se l’industria di massa non vuole cedere il passo, architetti, ingegneri, urbanisti, biotecnologi non si rassegnano, continuando a portare esempi pratici di come costruire in modo ecologico sia possibile. E’ da qualche tempo che nell’ambiente si sente parlare di mattoni biologici: fu l’Università di Stanford quasi due anni fa ad enunciare la sperimentazione di un materiale organico simile al corallo, che andava a formare un elemento tanto resistente da poterlo sostituire al cemento.

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Un’azienda statunitense di biotecnologie, bioMason, è riuscita ad ottenere un risultato analogo dando vita ad un mattone biologico, un mattone la cui produzione non contempla emissioni di CO2, che invece abbonda nel processo tradizionale di fabbricazione dei laterizi (si stima che il settore edilizio, per questo ed altre decine di motivi, sia il responsabile dell’emissione di altissime percentuale di anidride carbonica). Ebbene, la fondatrice e amministratrice dell’azienda Ginger Dosier ha orgogliosamente presentato il suo mattone organico, grazie al quale ha ottenuto il primo premio dalla Postcode Lottery Green Challenge, una competizione olandese che incoraggia lo stile di vita ecologico a 360°, conferendo premi alle idee più innovative.  

In pratica questo tipo di mattone ‘cresce’ e si compatta grazie ad un mix di sabbia, cemento naturale e batteri; si aggiungono fonti di nitrogeno (cibo per i batteri), calcio e acqua. Si crea in pratica un ambiente ideale per la formazione dei cristalli: nel giro di cinque giorni i batteri muoiono, il mattone è formato e compatto, solido e resistente. L’acqua utilizzata nel processo viene riciclata, naturalmente. Dopo il successo iniziale, ora Ginger Dosier e il suo staff stanno lavorando su larga scala, per capire l’effettiva possibilità di impiego.

Secondo la Carbon War Room, ente che si occupa di incentivare soluzioni sostenibili e carbon-free dal punto di vista economico (e sappiamo che il mercato è spesso un deterrente dell’ecologia), riunendo finanza, industria, imprenditoria e ovviamente cittadini, la produzione dei mattoni tradizionali è responsabile dell’emissione di 800,000,000 tonnellate di CO2 all’anno. Cominciare a tagliare queste emissioni e creare la nuova industria del bio-mattone potrebbe essere un ottimo punto di partenza per un pianeta pulito.