Pubblicato il

Il cibo spazzatura è come una droga, crea dipendenza

Privarsi del cosiddetto ‘junk food’ porta a crisi astinenziali paragonabili a quelle patite dai tossicodipendenti

astinenza cibo spazzatura
Courtesy of©stock_colors/iStock

C’è chi non resiste alle tentazioni e, ogni tanto, si concede qualche strappo alla regola. Volersi bene, infatti, significa anche cedere a piccoli peccati di gola. Basta non esagerare. Privarsi di questo momento di felicità potrebbe portare a sintomi di astinenza simili a quelli sperimentati dai tossicodipendenti quando cercano di disintossicarsi. A darne prova, stando a quanto si legge sul Daily Mail, è stato uno studio pubblicato sulla rivista Appetite secondo il quale, le persone che rinunciano al cosiddetto ‘cibo spazzatura’, si ritroverebbero a fare i conti con gli stessi sintomi (fisici e psicologici) che affliggono coloro che smettono di fumare. O di assumere determinate droghe.

Leggi anche Mai più prigionieri del fumo

Il cibo spazzatura crea dipendenza

Secondo l’American Addictions Center, quando le persone smettono di assumere oppiacei a breve durata d’azione, i primi sintomi si manifestano nel giro di 6-12 ore. Si passa a 30 ore per quelli a lunga durata. Questi malesseri (nausea, vomito, diarrea, crampi e voglie) raggiungono il picco dopo 72 ore. Di media però durano circa una settimana.

Cosa succede, invece, se al posto delle droghe a creare dipendenza fosse il cibo? A cercare di rispondere a tale quesito è stata Erica Schulte, dottoranda in psicologia presso l’Università del Michigan che, insieme al suo team, ha condotto una ricerca reclutando 231 partecipanti. Tutti di età compresa tra 19 e 68 anni. Ha chiesto loro di annotare i sintomi fisici e psicologici riscontrati nel momento in cui hanno smesso di mangiare schifezze. Le prime avvisaglie si sono verificate dopo circa 2/5 giorni di astinenza.

Astinenza da junk food, la ricerca

Cosa è emerso? Quasi il 98% dei partecipanti ha manifestato un forte desiderio di consumare quei cibi ormai proibiti. Ma non solo. Ad affliggerli è stata anche tanta tristezza, affaticamento e irritabilità. Trascorso tale periodo, la gravità dei sintomi si è ridotta.

I ricercatori sperano dunque che i loro risultati possano essere di aiuto ai medici. Il motivo? Aiutare i pazienti desiderosi (ma anche bisognosi) di perdere peso e migliorare gli esiti del trattamento.

Stile.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Stile.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
Categorie FoodTag

Potrebbe interessarti