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El Cairo – Venezia: direzione biennale

Venezia non è semplicemente una delle città più belle del mondo, perché in realtà sembra essere fuori dal mondo quotidiano, sospesa tra quinte spettacolari, raffinatezze, e le ombre delle sue calli intricate

El Cairo - Venezia: direzione biennale

Venezia non è semplicemente una delle città più belle del
mondo, perché in realtà sembra essere fuori dal mondo quotidiano, sospesa tra
quinte spettacolari, raffinatezze, e le ombre delle sue calli intricate.E’ la città del mascheramento, delle  possibilità cangianti come i giochi d’acqua
riflessi sulle sue superfici: il palcoscenico ideale per l’esposizione d’arte
contemporanea più importante a livello internazionale.
L’estate della Biennale si popola di artisti, curatori,
giornalisti ed appassionati da ogni parte del mondo, alla ricerca di incontri e
scambi tra punti di vista che hanno origini lontane, tra obiettivi e sentire
comuni.
Aldilà degli spazi istituzionali dei Giardini e de le Corderie,
la kermesse invade la città tutta e regala ai partecipanti la sensazione di
essere parte integrante di un’opera d’arte che si sta svolgendo.
Sotto il sole si cammina senza sosta, sedotti da percorsi
imprevisti e dall’utopia di non lasciarsi sfuggire neanche un evento, un
vernissage, una performance.
La sera è il momento di rinfrancarsi a Campo Santa
Margherita, per un aperitivo ed il passaparola dei party della serata.
Entusiasta del fermento e degli incontri di questi giorni lo
scultore Salah Hammad, che rappresenta il suo paese nel padiglione Egitto, e
lamenta la mancanza di pari vivacità nella sua città d’origine, El Cairo.
La capitale dell’Egitto, la più grande metropoli del mondo arabo con i suoi 18 milioni di
abitanti, ha una sua Biennale, penalizzata però dalle scelte di un  sistema statale
ancora piuttosto ostile alla sperimentazione, che non riescono a porla come
centro di richiamo internazionale.
I principali eventi
culturali (come il festival d’arte Nitaq, l’International Film festival e l’International Experimental
Theatre Festival)  si svolgono  nei mesi invernali e primaverili, quando è più
sopportabile la temperatura.
Nell’afosa umidità
dei mesi estivi, la vita ad El Cairo si risveglia dopo il tramonto, quando artisti
e  giovani creativi iniziano a
ritrovarsi per il caffè, un rito da gustare con calma, per programmare
magari il tour di inaugurazioni nelle
gallerie private che stanno sorgendo numerose nella zona intorno a Talaat Harb,
trasformando un decadente quartiere di artigiani in uno dei centri culturali più
attivi della città.
E’ naturalmente vietato
bere alcohol nelle strade, ma certo non mancano occasioni di mondanità nelle
famose notti lungo il Nilo, in uno dei ristoranti fluttuanti sui barconi, o in
club esclusivi come El Horya Stely.
Numerosi gli spettacoli
all’aperto, dalla danza orientale sotto le stelle, specialmente intorno
all’Opera House, ai concerti di musica classica davanti alle piramidi di Giza.
Fino a tarda notte è possibile perdersi poi nei traffici multicolori del
bazar di Khan el Khalili , o trovarsi proiettati indietro nel tempo entrando a  El-Ghuriya ,
nel cuore del Cairo islamico, dove non è difficile imbattersi in esibizioni di
musicisti popolari e di dervisci tourneurs,
tra
case di mattoni crudi, venditori ambulanti, cammelli e profumi speziati.
Tra
richiami alla contemporaneità e le tradizioni di diverse nazionalità e
religioni, El Cairo è ora un cantiere aperto, alla ricerca di una strada per
superare le barriere allo scambio, ed al mutamento.