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Le affinita’ creative

Forme avvolgenti, pelle, pietre dure e argento. Le provocazioni dei gioielli Iosselliani non finiscono mai.

Iosselliani
Courtesy of © Iosselliani

Potrà capitarvi di restare ammaliati dai giochi di luce dei suoi cristalli o dalla struttura in rete di anelli e bracciali. Potrà capitarvi di ammirare i suoi gioielli facendo shopping da Colette a Parigi, da Barney’s a New York, sulla Madison Avenue, ma soprattutto da Takashimaya a Tokyo. Perché Iosselliani, alias Paolo Giacomelli, estroso creatore di gioielli innovativi, lavora molto con il Sol Levante. "Gli unici che recepiscono un discorso piuttosto "concettuale" della moda. Parlo dei vari Vargera, Comme des Garconnes, Yohji Yamamoto, con i quali ho collaborato negli anni passati e con i quali è facile incontrarsi sul terreno della commistione dei materiali come la pelle e l’argento o i fossili. I gioielli di Iosselliani fanno della materia destrutturata una sorta di filosofia. Dalle lavorazioni artigianali dei cristalli da mosaico, usati al posto delle pietre dure, fino ai montaggi su lastra, alla lavorazione della rete, letteralmente "tessuta" con una trama in cento fili di metallo per centimetro quadrato, all’uso dei fossili, tutto è in funzione di una resa plastica dalle forme avvolgenti. L’uso della pelle, una delle ultime provocazioni dell’artista, esula dalla mera volontà di stupire ed è frutto di una vocazione a sperimentare. Il marchio di fabbrica rimane la struttura reticolare del metallo, che rende gli anelli come "Alba", una delle prime creazioni e forse il maggior successo commerciale, assolutamente fuori dagli schemi delloreficeria classica, grazie alla morbida asimmetria delle forme.
Un discorso a parte meritano i pezzi unici. I cristalli da mosaico, tutti rigorosamente sfaccettati a mano, sono fusi insieme al metallo ad altissime temperature. Le tecniche di lavorazione sono classiche, ma orientate al nuovo. Del resto la collaborazione con stilisti dagli occhi a mandorla come Yohji Hamamoto e Comme des Garconnes non è casuale.
Il feeling è dovuto all’affinità creativa dice Paolo Giacomelli (che sarà presente alle prossime sfilate parigine) e quando gli chiediamo un parere sulle corazzate griffe made in Italy, preferisce trincerarsi dietro un tutti bravi, tutti belli. Probabile che le passate collaborazioni con Romeo Gigli e Missoni abbiano lasciato con lamaro in bocca. Parigi ultimamente è molto più interessante di Milano dove certo sfilano i big ma dove certamente si osa sempre meno. Quando parliamo di emergenti però, gli torna il sorriso, ricordando la creatività di Angelo Figus (italiano che vive e lavora a Parigi) o Alessandro dellAcqua.
Sarei felice che questa intervista potesse arrivare a Yohji Hamamoto è il sorprendente commiato di Mr. Iosselliani – Lo scorso anno ha preso una mia intera collezione per le sfilate in Oriente e collaborare con lui è stato davvero stimolante.

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