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Anche Barcellona ama il flamenco

Durerà due mesi il festival De Cajón, evento che porterà nella capitale catalana le declinazioni più eclettiche dello stile musicale andaluso che fa tendenza

Ballerina di flamenco
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Ha preso il via lo scorso 11 febbraio De cajón, uno dei festival di flamenco più prestigiosi che ospita la città di Barcellona. Ad aprirlo, un concerto del cantante Parrita, gitano catalano dalla carriera trentennale, che ha duettato nel magnifico scenario del Gran Teatro del Liceu con una squadra eccezionale di colleghi tra i quali spiccavano Pitingo, Tamara e Chiquetete. Si é inaugurata in questo modo la quinta edizione di un evento che, durante due mesi, porterà sulle scene di diversi teatri e sale da ballo della città catalana la musica flamenca in tutte le sue più eclettiche declinazioni. Da quell pop e commerciali, con il concerto di Rosario Flores, a quelle storicamente d’avanguardia, con una riedizione del classico di Camaron La leyenda del tiempo, che sfidó la tradizione intrecciandola a suggestioni psichedeliche.

Il flamenco non ha radici catalane: é un genere musicale nato più a sud, nell’Andalusia gitana, ma che grazie alle migrazioni interne e ai conseguenti, fecondi meticciati culturali anche tra caratteri apparentemente inconciliabili (il catalano lavoratore indefesso contro l’andaluso della siesta e della fiesta), ha conquistato un posto d’onore anche nello show business e nel patrimonio culturale locale.

Fioriscono scuole di danza flamenca dove svedesi segaligne e volenterose giapponesi si cimentano nello zapateado sorreggendosi le gonne. Di notte si riempiono i tablaos, taverne fumose dove é possibile assistere a spettacoli musicali e di danza dal vivo, mentre é proprio a Barcellona che hanno mosso i primi passi gli Ojos de Brujo, gruppo di fama ormai mondiale che unisce al flamenco l’hip hop e che si avvicina molto spesso alla rumba catalana, la versione locale, più leggera e movimentata, dello straziante stile andaluso. Come il flamenco infatti, la rumba catalana richiede palmas (battiti di mani) e chitarre, oltre a un buon numero di percussioni – congas, timbales, bonghi o cajón.

Il cajón – strumento che dà il titolo a questa rassegna invernale di flamenco per tutti i gusti – ha un aspetto peculiare (ha l’apparenza é solo un cubo di legno) e ha origini peruviane. Si usa spesso nell’improvvisazione e può accompagnare sia la chitarra che il ballo. Quest’ultima disciplina purtroppo non ha molto spazio all’interno del festival De cajón, ad eccezione di un appuntamento con un mostro sacro ormai al tramonto, Antonio Canales, e di un concorso per giovani talenti che omaggia la più grande ballerina di flamenco catalana, l’indimenticabile Carmen Amaya.

Il programma della manifestazione

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