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Microshading, sopracciglia perfette con l’effetto ‘sfumato’

Questa tecnica di trucco semipermanente, ideale per pelli normali, miste e grasse, permette di fare a meno del make-up

giovane donna dal viso curato
Courtesy of© Kiuikson /iStock

Quando fa caldo, può capitare di non avere molta voglia di aprire il beauty case per truccarsi. Attenzione però alle sopracciglia. Visto e considerato che incorniciano il volto rendendolo più espressivo, è necessario valorizzarle. Come? C’è chi ricorre alla tinta o al trucco – ve ne abbiamo parlato in questo articolo – e chi invece non ha voglia di misurarsi con una matita che cola e opta per qualcosa di più duraturo, come il microshading.

Attraverso questa tecnica di trucco semipermanente – conosciuta anche come powder brows o pixel brows– il pigmento viene inoculato nello strato più superficiale del derma tramite uno strumento munito di apposite punte: grazie a una specifica tecnica che deriva dall’impressionismo, l’effetto finale sarà una moltitudine di puntini presenti nelle zone più diradate e un effetto ‘powder’ nelle zone in cui i peli sono invece già presenti. Si riempiono così tutti gli eventuali buchi e si definisce l’arcata sopraccigliare. Il risultato finale? Decisamente naturale e tridimensionale.

Come ottenere un trucco dall’effetto sunkissed? Ne abbiamo parlato su Consigli.it

Microshading, come avere sopracciglia ordinate

“Due sono le categorie nel mondo della dermopigmentazione: la pigmentazione manuale, quindi il microblading – permette di ridisegnare l’arco sopraccigliare, pelo per pelo, avvalendosi di una sorta di ‘lametta’, un dispositivo sulla cui punta c’è una lama composta da tanti aghi – e il microshading. Questa tecnica di sfumatura viene invece eseguita con un dermografo, un dispositivo digitale munito di un manipolo in cui viene inserita una ‘capsula’ – fondamentalmente un ago ‘protetto’ e, manualmente, si va a eseguire una sfumatura sulla pelle”, spiega Carlotta Pantano, dermopigmentista e titolare di Carlotta Pantano Permanent Make-Up di Sesto San Giovanni, salone partner del network di Treatwell.

Microshading, trucco semipermanente

A chi è consigliato? “Il microshading si addice a chi, esagerando con lo l’uso della pinzetta, ha rovinato le sopracciglia oppure a chi le ha perse con l’avanzare dell’età. Questa tecnica viene utilizzata anche in caso di alopecia e, in generale, per conferire connotati più definiti sia a uomini che a donne che ne sentono la necessità”, sostiene la professionista della bellezza.

A chi, invece, è sconsigliato? “In generale, sottoporsi a un trattamento di trucco semipermanente – che si tratti di microshading, microblading o dermopigmentazione realistica – è sconsigliato in caso di diabete, epatiti o patologie cardiache, malattie del sangue o dermatologiche. La presenza di dermatiti o di alterazioni sulla parte da trattare rappresentano un ostacolo al trattamento. Così come le allergie. No anche in caso di gravidanza e allattamento. In ogni caso, prima di procedere, al cliente viene presentato un consenso informato in cui vengono indicate tutte le patologie che rendono sconsigliabile l’esecuzione del trattamento”, precisa la dermopigmentista.

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Il trattamento: modalità e durata

Come si svolge la seduta? “Si parte lavorando sull’architettura delle sopracciglia e, tenendo conto delle proporzioni del volto, si realizza un disegno preparatorio. Questa fase solitamente richiede almeno mezz’ora prima di iniziare la vera e propria seduta la cui durata complessiva non è uguale per tutti, varia molto in base alla tecnica. Personalmente amo stratificare il colore con dolcezza, in modo da non creare infiammazioni. Qualora si dovessero presentare, il pigmento non penetra più e quindi si deve interrompere il lavoro”, precisa Carlotta Pantano.

Microshading, forma sopraccilgia

Si tratta di un trattamento doloroso? “È una sensazione soggettiva, la soglia del dolore varia da persona a persona, tuttavia c’è da dire che il microshading è una tecnica che viene eseguita con delicatezza, proprio per evitare traumi e stress alla pelle”, spiega l’esperta.

Quanto dura l’effetto e ogni quanto bisogna ripetere il trattamento? “Il trattamento si svolge in due sedute a distanza di 4-6 settimane l’una dall’altra. I pigmenti utilizzati, infatti, sono bioriassorbibili: il corpo li espelle in un arco di tempo soggettivo. Ad esempio, le pelli grasse scaricano il colore più velocemente rispetto a quelle normali-miste. Per programmare la seduta di ritocco periodico bisogna quindi rimanere all’interno dei dodici mesi in caso di pelli normali; quelle grasse o oleose, invece, devono anticipare l’appuntamento”, spiega Pantano.

La manutenzione

È necessaria una particolare manutenzione per prolungare l’effetto del trattamento? “Sia dopo la prima seduta che a seguito del rinforzo a 4, 6 o 8 settimane di distanza, bisogna applicare delle apposite creme: sono importantissime per evitare di compromettere il risultato finale. Consiglio di eseguire una maschera, almeno 2 volte nei due giorni successivi al trattamento, a base di olio di macadamia, burri emollienti e clorexidina per disinfettare, lenire e idratare la parte trattata. O ancora un gel a base di burro di oliva, cera d’api e vitamina E, da applicare per circa 5-7 giorni dopo il trattamento per proteggere, idratare e aiutare a ripristinare la pelle”, suggerisce la dermopigmentista.

Cosa succede se si omette qualche passaggio? “Il rischio è quello di seccare o idratare eccessivamente la pelle e quindi di alterare il colore. Nei primi 15 giorni post trattamento, è bene evitare la piscina. Così come l’esposizione al sole. In generale, quando ci si sottopone a un trattamento di trucco semipermanente, è sempre consigliata l’applicazione di un’adeguata protezione sulla zona trattata. Dopo le sedute, inoltre, è assolutamente sconsigliato ricorrere a peeling e ancora applicare creme – come ad esempio quelle antibiotiche o cortisoniche – che non rientrano tra quelle suggerite”, conclude l’esperta.

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